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CREATIVI IN QUARANTENA #07 – SARA GORINI, GIULIA AMORUSO, ELENA REFRASCHINI E FRANCESCA GIOVANNINI

Settimo appuntamento con il racconto della nuova quotidianità di creative e creativi in quarantena; perché la vita in casa è continuata anche durante l'isolamento, mentre il mondo fuori è in pausa.

Nuova uscita di Creativi in Quarantena, il progetto che coinvolge creative e creativi e racconta la loro nuova quotidianità fatta di ritmi più lenti, nuove sfide, a volte tempo libero in più e a volte no ma fatta anche di nuove routine e qualche passione riscoperta.

Oggi incontro virtualmente Sara Gorini, Giulia Amoruso, Elena Refraschini e Francesca Giovannini e chiedo loro di raccontarci come è si è svolta la loro vita anche durante l’isolamento mentre il mondo là fuori si è prima fermato e ora sta riprendendo molto lentamente. Prima però sarò io a dirvi qualcosa su come ci siamo conosciuti, virtualmente o meno.

Creativi in Quarantena: Sara Gorini, Giulia Amoruso, Elena Refraschini e Francesca Giovananini

Sara Gorini per me è una scoperta recente. Lavora nella moda ma io ho iniziato a seguirla sulle Storie di Instagram durante il suo viaggio in India; ha mostrato luoghi meravigliosi ma anche angoli decisamente meno instagrammabili e proprio per questo interessanti se proposti in un social fatto di tanta (troppa) finzione e ostentazione di (presunto) benessere economico. Leggendo le sue risposte qui sotto ho ritrovato davvero tanto di me.

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Sara Gorini


Cosa fai nella vita?
Sono Digital Strategy & Communication Manager per un gruppo di moda italiano. Mi occupo in particolare della strategia social e della creazione dei contenuti digitali per tre brand del lusso del nostro gruppo.

Dove stai vivendo questa quarantena?
Nel mio appartamento a ringhiera di 50 mq a Milano, l’ultima volta sono uscita di casa oltre un mese fa. Ho preso alla lettera le indicazioni del governo. Vivo con mio marito che è medico: sono a casa tutto il giorno da sola perché lui continua a lavorare in ospedale.

Sei una creativa solitaria o trovi ispirazione in mezzo alle persone? Come vivi questo periodo?
Sono una creativa solitaria; essendo il mio lavoro legato al digital trovo ispirazione facendo ricerca, guardando video, scorrendo profili Instagram, navigando il web e quando meno me l’aspetto arriva l’illuminazione ma non è mai legata a viaggi o a persone che incontro. Molto spesso mi vengono le idee mentre faccio call di recap o mentre mi confronto con il mio team. Mentre parlo di un argomento mi arriva l’idea su un altro, out of the blue. Un po’ come quando sto lavorando su un brand e mi viene l’ispirazione per l’altro di cui mi sarei magari occupata in un altro momento.

Riesci a lavorare?
Riesco a lavorare tranquillamente. Sono fortunata perché il mio lavoro è fattibile in qualsiasi punto della Terra, basta avere una connessione a Internet. Come si dice sempre “il digital non si ferma mai” e questo ne è la conferma. Sto vivendo l’isolamento con serenità, non ho mai avuto particolari ansie né prima né durante il lockdown. Sono molto legata alla mia casa che adoro, mi sento coccolata tutto il giorno nonostante sia effettivamente relegata qui dentro da tempo. Mentre lavoro bevo tè e tisane, mangio e leggo un libro in pausa pranzo, appena finisco faccio workout, poi cucino qualche manicaretto e aspetto che arrivi mio marito. Accendo una candela profumata e quando ho bisogno di trovare un momento creativo, accendo Spotify. Ho trovato una nuova bellissima routi ne quotidiana che mi piacerebbe poter continuare in futuro con lo smartworking.

Durante questo periodo hai scoperto qualcosa che credevi importante per te ma di cui ora hai capito di poter fare a meno?
Facevo già una vita poco dissoluta e molto controllata, prima del lockdown. Amo lo spirito hygge che non sapevo di avere prima di scoprire il termine che lo descrive. Forse potrei fare a meno di Milano nella quotidianità ma è un sentimento che devo analizzare in modo più razionale quando torneremo alla normalità; ora abbiamo subito tutti un estraneamento dalla realtà per cui potrei non essere obiettiva, ma non mi manca la frenesia della città, non mi manca la vita da milanese che pensavo fosse fondamentale per me come costante stimolo. Ora sento più bisogno di continuare l’equilibro che ho trovato nell’isolamento con dei ritmi più umani e naturali.

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Mi manca il cinema, mi mancano i viaggi, mi manca Varese, mi mancano le passeggiate nella natura, il mio gatto che vive con i miei genitori. Mi manca il pane di Altamura che prendevo al mercato tutti i sabati. 

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Ho trovato più tempo per leggere ed essendo più rilassata psicologicamente riesco a farlo senza addormentarmi alla terza pagina. Ho trovato il tempo per cucinare delle specialità; prima cucinavo due verdure in padella e via a dormire, senza nessuna soddisfazione! La vita di prima per me era solo frenesia, non riuscivo ad alzarmi la mattina perché distrutta dai giorni precedenti, andavo a letto alle 2.00 passate, uscivo dall’ufficio dopo le 20.30, cenavo di corsa. La mia vita era una corsa contro il tempo che non lasciava spazio a me stessa e non voglio tornare come prima.

C’è qualcosa che tornerai a fare una volta tornati alla vita normale e qualcosa della vita di prima che invece eliminerai?
Penso che non eliminerò niente della mia vita precedente, se non gli straordinari al lavoro. Mentre ora vorrei mantenere il workout quotidiano, la regolarità del sonno, le letture serali. E’ tutto concatenato, basterebbe uscire puntuali dall’ufficio e tutto si risolverebbe. Devo cercare di dare priorità alla mia vita e non al lavoro.

Come immagini il post-lockdown?
Al momento immagino un mondo completamente diverso, un po’ come quando da bambini guardavamo i Jetsons. Ho un po’ quella sensazione lì. Ho paura di non poter abbracciare i miei amici e non mi piace che la vita si digitalizzi sempre di più, nonostante il mio lavoro non potrebbe che giovarne.

Secondo te cosa abbiamo bisogno di cambiare o cosa cambieresti?

Penso che dovremmo tutti rallentare nella vita privata, in azienda, nel lavoro, nel consumare e nel desiderare beni materiali e penso che dovremmo imparare a rispettare le regole. Io lavoro nella moda e come hanno detto i Direttori Creativi dei grandi marchi, bisogna creare capi meno di tendenza e più eterni, andando a scavare nelle radici dei brand.

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Ho imparato che sono una persona positiva e non sapevo di esserlo. Non ci avevo semplicemente mai riflettuto. L’ho capito vedendo le reazioni degli altri che sono insofferenti e intolleranti alla situazione attuale: le lamentele, il panico, l’ansia, il negativo che prendono da tutto. Io trovo sempre il bello nelle cose; per quanto di indole sia una persona polemica, questo non vuol dire che io sia negativa. Da quando è iniziato l’isolamento ho sempre tratto i lati positivi della cosa, e non li ho dovuti cercare come stanno facendo in molti, per me era già così. Mi sento fortunata.


Giulia Amoruso si occupa di comunicazione visiva e l’ho scoperta anni fa un po’ per caso online. È già presente su StyleNotes per il calendario dell’avvento digitale che realizza con sue illustrazioni a ritratto di professionisti di vari settori e oggi invece la intervisto a proposito di questo periodo di isolamento forzato.

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Giulia Amoruso


Cosa fai nella vita?
Mi chiamo Giulia e nel 2012 ho fondato Juice for Breakfast – the Characters Factory, il mio studio di comunicazione visiva. Aiutiamo aziende, piccoli business e case editrici a raccontare storie, a promuovere servizi e a lanciare nuovi prodotti. Creiamo progetti completi di comunicazione visiva, storytelling e character design.

Dove stai vivendo questa quarantena? E con chi? Valgono umani, animali e piante.
Nella mia casa, insieme al mio cagnolino Toby.

Riesci a lavorare?
Fortunatamente sono sempre stata abituata al lavoro da casa quindi la mia routine lavorativa non ne ha risentito in maniera particolare. Però, all’interno di quella routine, non c’era solo il lavoro da casa ma anche le riunioni, le cene con gli amici, le lunghe passeggiate con Toby, i pranzi in famiglia durante il weekend, le gite fuori porta e le trasferte lavorative. La monotonia del lavoro era sempre intervallata da attività extra che prevedevano movimento, aria aperta, interazione con altre persone. Queste attività mi consentivano di mantenere un equilibrio. La totale sospensione delle attività sociali per due mesi è stato un duro colpo. Riesco quindi a lavorare ma con meno serenità e la sensazione di non staccare mai, dopo tanto tempo, è diventata molto intensa. Non è sempre facile svegliarmi e accendere il computer. Ci sono giorni in cui prendo le cose con più calma e giorni in cui sento la necessità di disconnettermi dal mondo e fare altro, lontano dal computer (ma chiaramente non lontano dalla porta d’ingresso).

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Mi manca prendere il 16, il mio tram preferito. Lo prendevo spesso, di giorno e di sera. Attraversavo Milano e la guardavo scorrermi accanto con la musica nelle orecchie. Mi manca la treccia al cioccolato del mio bar siciliano preferito. I concerti. Le cene e il karaoke con i miei amici. Più di ogni altra cosa mi mancano gli abbracci e le persone che amo. Sono sempre state con me, anche da lontano, ma sogno ogni notte di poterle stringere forte, di nuovo.

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena
Sto finendo una piccola pila di libri che avevo lasciato a metà. Ho anche completato il mio puzzle da 1000 pezzi della Carica dei 101, una di quelle cose che volevo fare da tempo. Poi ho ripreso a scrivere, per me, come non facevo da un’eternità. Ne sono molto felice, sento di aver riordinato anche le idee che avevo dentro da tanto, come per il puzzle. Ho rimesso a posto qualche tassello.

Come immagini il post-lockdown?
Immagino una ripresa molto lenta e graduale. Non riesco assolutamente ad immaginare il ritorno ad una vita come quella di prima. Cerco sempre di essere positiva ma l’ipotesi di poter tornare ad un concerto a breve mi sembra un’utopia. So che sarà difficile, tutto: la ripresa del lavoro e della routine, gli equilibri economici,
l’astensione dal contatto fisico in molte situazioni che prima ci sembravano assolutamente normali. Sarà un periodo di rinunce, sacrifici, fatica e coraggio. Saremo tutti chiamati a ricostruire. Mi spaventa molto la diffidenza che proveremo (magari non tutti, ma in molti) nei confronti degli altri. Quel residuo di paura e preoccupazione che ci resterà addosso dopo questa esperienza così importante. Insomma, non mi vedo con i capelli al vento su una cabrio, in viaggio verso il mare. Immagino un mondo diverso in cui dovremo imparare davvero a rispettarci, aiutarci, volerci bene. Volersi bene significa anche rispettare regole che prima non c’erano, rinunciare a cose che prima sembravano scontate e avere pazienza, molta.

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Sono sempre stata una persona impaziente. Tutto e subito. E se non posso faccio in modo comunque di velocizzare i tempi per raggiungere i miei obiettivi. Durante la quarantena ho imparato che posso essere paziente, che ho una resistenza diversa da quella che immaginavo di avere. Temevo sarei crollata ad un certo punto (non escludo che possa accadere prima o poi, quando inevitabilmente rilasceremo tutti un po’ di tensione), invece sono rimasta quasi sempre in equilibrio. E ho trasformato l’attesa in un’opportunità: per elaborare cose che non avevo mai elaborato, per rimettere a nuovo la mia attività, per volermi bene e conoscermi dopo essermi persa di vista per molto tempo. Ho anche imparato a stare in silenzio, non pensavo di esserne capace. Ho imparato anche molte altre cose: i miei nuovi vicini amano fare bricolage (appendono mensole da due mesi) e il rumore del martello a volte può essere di compagnia, esistono più di 15 applicazioni per fare videochiamate con clienti e amici e io non ne so usare nemmeno mezza, non mi vergogno a cantare a squarciagola dal balcone, usare la mascherina se hai gli occhiali da vista è un INCUBO.


Se non ricordo male, ho sconosciuto Elena Refraschini grazie alla community delle Socialgnock e ho scoperto subito che abbiamo diverse cose in comune, come l’interesse per gli Stati Uniti e San Francisco in particolare e la passione per libri illustrati e mappe tematiche di città. Intervistandola ho scoperto anche che abbiamo entrambe un debole per la saggistica.

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Elena Refraschini


Cosa fai nella vita?
Se potessi, mi definirei soltanto “daydreamer”: passo la vita a sognare a occhi aperti il mio prossimo viaggio, specie se è verso gli Stati Uniti. Nel frattempo, aiuto gli appassionati come me a orientarsi in quel mondo culturale. Da una parte insegno Inglese americano grazie alla mia scuola online, dall’altra racconto pezzi speciali d’America attraverso libri (l’ultimo è una storia culturale di San Francisco) e articoli per diverse riviste.

Dove stai vivendo questa quarantena?
Sto passando la quarantena con mio marito nella nostra casa a Milano, che mi rispecchia e mi accudisce: è piena di libri, di mappe, di ricordi dai nostri viaggi. Un bel trampolino di lancio, emotivo se non altro, per chi come me fa fatica a gestire la sedentarietà.

Sei una creativa solitaria o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere?
La mia fonte di ispirazione sono sempre state le persone incontrate in viaggio. E anche se ora non posso viaggiare fisicamente, per fortuna ho tutti i mezzi per poter rimanere in contatto con i miei affetti. Quindi mi sono organizzata per chiacchierare al telefono o messaggiare con almeno un paio di amici americani tutti i giorni. Questo è un po’ un balsamo per l’anima e carburante per la mia creatività.

Riesci a lavorare?
Le mie lezioni si sono sempre tenute online, a parte poche eccezioni, quindi il modo in cui lavoro non è cambiato moltissimo nella pratica. Sicuramente pesa questa costante ansia di fondo; mi distrae e anch’io come tanti fatico a “funzionare” bene in un mondo dove le prospettive future sono ancora molto incerte.

Durante questo periodo hai scoperto qualcosa che credevi importante per te ma di cui ora hai capito di poter fare a meno?
Posso rispondere con “l’abbonamento della metro”? Viaggiare per Milano mi manca molto ma ora non ricordo nemmeno più dove ho lasciato la tessera. Sarei andata nel panico a febbraio, invece adesso ho il privilegio di poter restare nel mio quartiere e sostenere le piccole attività commerciali che trovo a pochi passi da casa per le spese necessarie.

Hai invece riscoperto qualcosa che avevi abbandonato o allontanato e ora che non puoi averlo senti che per te è importante?
Non posso sapere se sarà importante ma di recente mi sono riavvicinata alla narrativa. Dopo anni a leggere quasi esclusivamente saggistica, è stata una bella riscoperta che spero mi porterò anche nel “mondo del dopo”.

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Sicuramente il poter viaggiare da sola, zaino in spalla, possibilmente in treno. Cerco di colmare questo vuoto utilizzando tutti gli strumenti online a mia disposizione (ormai sono diventata una provetta camminatrice per le strade di Google Street View!

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Sì, sono finalmente riuscita a creare #gliAmericanini, un prodotto davvero innovativo in Italia: una serie di mini-percorsi tematici legati agli Stati Uniti, da esplorare a distanza e secondo i propri tempi. Sono pensati per chi ancora non conosce il mio metodo di insegnamento e vuole sperimentare cosa significa imparare l’inglese americano con me, girovagando tra le strade di New York o le praterie del Kansas. È un prodotto di alta qualità ma che richiede un basso investimento economico. Erano anni che ci lavoravo
raccogliendo materiale ma la vita frenetica di prima non mi lasciava le energie mentali necessarie per portarlo avanti con costanza.

Come immagini il post-lockdown?
È strano ma quando provo a pensarci la mia mente si svuota. Avverto solo un grande silenzio e non riesco proprio a immaginare come sarà. Posso solo sperare che ne usciremo avendo una più profonda consapevolezza di cosa vuol dire essere parte di una comunità. Spero riusciremo tutti a provare un po’ più di empatia.


Sarebbe riduttivo definire Francesca Giovannini una food blogger. Lei racconta le sue ricette ma anche la sua vita, la sua casa, i suoi viaggi, le sue piante e le sue scoperte. Il tutto mostrato attraverso un’estetica digitale semplice e piacevole. Inutile dire che seguo il suo blog e sogno riesca a tornare a pubblicare video su YouTube più spesso.

Creativi in Quarantena Francesca Giovannini

Francesca Giovannini


Cosa fai nella vita?
Mi chiamo Francesca, sono a metà strada tra i 30 e i 40 anni e online sono conosciuta come The Bluebird Kitchen. Ho un blog di cucina ma oltre a cucinare e fotografare i miei piatti mi piace raccontare la mia vita, dai viaggi alle piccole scoperte quotidiane, il tutto condito da un pizzico di ironia e semplicità. Mi trovate un po’ ovunque, web, Instagram, Facebook, Youtube, Pinterest (sì, sono peggio del prezzemolo…) come The Bluebird Kitchen.

Dove stai vivendo questa quarantena?
Questa quarantena la sto vivendo nella mia casa, il mio nido, insieme a mio marito Silvio, il mio gatto Monsieur e la mia cagnona Diana (per gli amici, Bracchetta).

Sei una creativa solitaria o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere? 
Io sono una persona da sempre molto solitaria, amo stare da sola perché in questo modo riesco ad essere me stessa completamente e mi sento libera, quindi in realtà questo periodo lo sto vivendo con molta serenità. Anzi, questa “clausura” forzata mi ha aiutata ad eliminare molto “rumore di fondo” riuscendo ad essere decisamente più focalizzata.

Hai riscoperto qualcosa che avevi abbandonato o allontanato e ora che non puoi averlo senti che per te è importante?
Credo che il più grande dono ricevuto durante questo periodo sia stato il riuscire finalmente a riappacificarmi con il tempo. Finalmente non lo rincorro più e il mio modo di vivere si è di nuovo sincronizzato con lui. La mattina non devo più mettere la sveglia perché mi sveglio all’ora giusta senza bisogno che lo faccia lei (attorno alle 7.30). Ho finalmente capito qual è il mio ritmo e questa consapevolezza è arrivata dopo un periodo di grande confusione e crisi che ho avuto tra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo, dove mi sono sentita completamente svuotata, esausta e incastrata in una matassa da cui volevo uscire ma di cui non riuscivo a trovare il capo. Queste settimane mi hanno aiutata a ritrovare finalmente quel capo e pian piano le cose stanno iniziando ad avere un maggior senso, ordine e rigore. Credo che essere riuscita a ritrovare quell’equilibrio che avevo perso da tanto e che mi procurava un gran malessere sia stato salvifico.

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
La cosa che mi manca di più è la natura, il poter osservare il lago, il camminare in mezzo ad un bosco, il respirare in luoghi distanti da dove mi trovo.

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Sì, finalmente ho sistemato il piccolo giardino che abbiamo (e che non usiamo mai) in modo da creare un orto e poter mettere un paio di galline da poter far razzolare libere. Era da quando ci siamo trasferiti in questa casa che lo volevamo fare (circa 6 anni fa), finalmente ci siamo decisi e abbiamo iniziato ad organizzare il tutto… non vedo l’ora di mangiare il mio primo pomodoro.

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Ho imparato di nuovo ad essere bambina, mi sono ritrovata più di una volta a fare cose che facevo da piccola ma che poi col tempo avevo dimenticato. Quando si è bambini si vive nel presente, è quella l’unica cosa che conta, si osserva ciò che ci circonda e ci si lascia trasportare dalla realtà di quell’instante; è quello il momento più importante da vivere ed è quello che determinerà il tuo futuro e plasmerà il tuo passato. Ecco, io ho imparato nuovamente ad essere bambina.


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Chi sono
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Erica Ventura, fondatrice di StyleNotes.it, web writer, editor e blogger Amo il bello e provo a circondarmene in ogni aspetto della mia vita. Credo fermamente nell’utilità delle liste e che il mix vincente in ogni cosa sia composto da semplicità, equilibrio e un piccolo dettaglio a contrasto. La mia casa, il mio guardaroba e quel che metto nel piatto ne sono la conferma.

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