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Creativi in Quarantena Davide Arneodo Andrea Venturelli Giulia Boccafogli Silvia Boniardi

CREATIVI IN QUARANTENA #04 – SILVIA BONIARDI, DAVIDE ARNEODO, GIULIA BOCCAFOGLI E ANDREA VENTURELLI

Quarto appuntamento con la nuova quotidianità di creativi e creative nella vita e di professione, in questo periodo di quarantena. Perché la vita continua anche durante l'isolamento in casa.

Quarta uscita di Creativi in Quarantena, un progetto che coinvolge creative e creativi e racconta la loro nuova quotidianità fatta di sfide, non sempre di tempo libero in più ma anche di nuovi progetti, nuove routine e tanto lavoro.

Oggi incontro virtualmente Silvia Boniardi, Davide Arneodo, Giulia Boccafogli e Andrea Venturelli e chiedo loro di raccontarci come continua la loro vita anche durante l’isolamento. Ma prima sarò io a dirvi qualcosa su come ci conosciamo, virtualmente o meno, o su come io ho conosciuto loro prima di questa occasione.

Creativi in Quarantena: Silvia Boniardi, Davide Arneodo, Giulia Boccafogli e Andrea Venturelli

Silvia Boniardi o Marguerite. Vi spiego. L’ho conosciuta di persona casualmente pochi anni fa a un evento organizzato da una pr milanese al Bistrot96 di Corso Magenta; in realtà già conoscevo il suo bel blog ma a quel punto avevo dato un volto alle parole. Abbiamo fatto un pezzo di strada insieme, le ho lasciato il mio bigliettino prima di salutarci e a quel punto devo aver rimosso dalla mia mente il suo nome. Quando mi ha chiesto l’amicizia su Facebook ho letto “Marguerite…” e da allora per me quello è il suo nome. Ho scoperto che invece è Silvia quando l’ho intervistata e mi ha dato la sua mail privata. Appena questo incubo finirà tornerò a seguirla nei suoi bei viaggi attraverso le Storie di Instagram.

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Silvia Boniardi


Cosa fai nella vita?
Per lavoro mi occupo di comunicazione digitale in un’agenzia milanese. Il digitale è una passione che mi porto dietro da quando ho avuto il primissimo pc un milione di anni fa, per me è mondo a mia dimensione. Cosa faccio quando non sono in ufficio? Mi occupo del mio blog Conversazioni tra Orto e Giardino, nato tanti anni fa e dedicato alle piante e fiori; poi il discorso si è ampliato, ora parlo di tutto ciò che è “eco”, dal recupero, al fai da te, dall’autoproduzione alle piante. Insomma, due anime differenti: una tecnologica e una decisamente più freak!

Dove e con chi stai vivendo questa quarantena?
Sono a casa in città, purtroppo non ho fatto in tempo a muovermi verso la casa di mia mamma (quella con orto e giardino) ma mi sono rifatta creando un sacco di lavoretti ai quali prima non riuscivo a dedicare tempo e ho imparato a usare la macchina da cucire. Al momento sono in quarantena con il mio fidanzato Jacopo e mia sorella Annalisa, che abita due piani sopra di me.

Riesci a lavorare?
Sì, sono una persona molto organizzata e amo il mio lavoro (sia quello d’ufficio, sia quello creativo), quindi mi reputo fortunata e riesco a lavorare. Anzi, lavoro anche più di prima.

Sei una creativa solitaria o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere? 
Direi che sono più una creativa solitaria; mi piace separare la fase creativa e lavorativa dalla mia sfera privata e per questo non riesco mai ad aggiornare il blog come vorrei.

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Ho imparato che posso adattarmi al cambiamento molto più velocemente di quanto pensassi, è una cosa che mi ha sempre fatto paura. Ora forse mi fa meno paura!

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Mi manca uscire più che altro per poter parlare con gli amici, fare una passeggiata e persino usare la mia bici (le idee migliori mi nascono sempre lì!). Poi un luogo mi manca moltissimo: è il giardino di Rob de Matt, un posto meraviglioso che hanno creato dei miei amici e che si occupa di ristorazione ma anche di supporto sociale. Per loro sto realizzando dei corsi di comunicazione digitali che mi rendono immensamente felice ma mi manca il loro giardino e la loro birra!

Durante questo periodo hai scoperto qualcosa che credevi importante per te ma di cui ora hai capito di poter fare a meno?
Non particolarmente, invece ho riscoperto cose che pensavo scontate, tipo l’uso del tempo. Per me trovare un ritmo più lento è stato complesso all’inizio, sono abituata a correre ovunque in città e lavorare con altri ritmi. Ma ora, se potessi, rinuncerei volentieri ad una buona dose di stress che la “vita di prima” mi provocava.

Hai invece riscoperto qualcosa che avevi abbandonato o allontanato e ora che non puoi averlo senti che per te è importante?
Ecco appunto, sicuramente il tempo! Questo mi ha portata a riscoprire una vena creativa manuale che non riuscivo a valorizzare, ora passo moltissime serate tra argilla, tessuti, legno e resine.

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Sì, ho creato un divano fatto con i pallet sul terrazzo! Erano almeno due anni che ne parlavo e non trovavo mai il tempo di farlo. Lavorativamente parlando sto facendo un sacco di corsi di approfondimento e aggiornamento.

C’è qualcosa che tornerai a fare una volta tornati alla vita normale e qualcosa della vita di prima che invece eliminerai?
Una delle prime cose che farò sarà tornare a viaggiare. Per me il 2020 era l’anno dei viaggi ma ho dovuto rimandare tutti quelli che avevo programmato, quindi mi piacerebbe poterli recuperare. La cosa che eliminerò è sicuramente l’ansia da prestazione lavorativa e cercherò di limitare lo stress.  

Come immagini il post-lockdown?
Credo che sarà lungo ma anche con una vibrazione positiva di ripresa e grande unità. 

Come ti stai preparando al dopo (se lo stai facendo)?
Mantenendo già il mio lavoro non credo che ci sarà una grosso cambiamento, probabilmente la mia agenzia prolungherà lo smart working con turni, così da non essere tutti presenti in ufficio contemporaneamente ma sentendoci giornalmente via videocall. La cosa non cambierà molto rispetto a prima.  

Secondo te cosa abbiamo bisogno di cambiare o cosa cambieresti?
Credo che tutto questo debba insegnarci la lentezza; il ritmo di consumo e produzione indiavolato di prima è insostenibile e sta mostrando tutte le sue debolezze. Mi auguro che riscopriremo un modo di consumare e vivere più sostenibile e forse anche più solidale.

Parliamo della tua casa. Come è cambiato il modo di vivere la tua casa in questo periodo in cui l’hai vissuta e ci hai vissuto 24/7?
Ho sempre amato la mia casa, ho scelto tutto di lei e la adoro, è proprio il mio ambiente, il posto dove tornavo a rilassarmi prima quando ero sempre di corsa ed è un nido confortevole ora che bisogna starci. Unica cosa: non ero pronta al fatto che una casa potesse sporcarsi così velocemente!!


Ho scoperto Davide Arneodo la primissima volta quando è entrato a far parte dei Marlene Kuntz, che già seguivo da qualche anno. Ai loro concerti mi sono sempre posizionata a ridosso della transenna sotto il palco, piuttosto centrale ma leggermente spostata verso la mia sinistra; in pratica tra Cristiano Godano e Riccardo Tesio. Anche se ho sempre ambito di riuscire a stare una volta davanti al bassista (e ne ho visti ben tre succedersi negli anni, da quando li conosco); amo il suono del basso più di quello della chitarra e volevo vedere più da vicino. Ma ecco, quella volta inaspettatamente mi sono trovata lui davanti con il violino, la tastiera e non solo, da bravo polistrumentista. Ha portato una complessità nuova ai suoni nel gruppo e l’album di quel tour, “Uno” è tra i più affascinanti per me. Davide però porta avanti anche progetti musicali personali altrettanto interessanti: di questo, di creatività, di una call per musicisti e producer e di tanto altro abbiamo parlato nell’intervista.

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Davide Arneodo


Cosa fai nella vita?
Da sempre sono attratto dalla creatività, dalla creazione: l’idea di poter creare qualcosa che prima non esisteva mi affascina. Ho iniziato dal disegno, poi sono passato alla musica e da poco ho scoperto la fotografia analogica. Per rispondere più precisamente alla tua domanda sono un musicista, polistrumentista, compositore e produttore. Faccio parte dei Marlene Kuntz da tredici anni, produco musica elettronica con lo pseudonimo Perdurabo e ho scritto molta musica per il teatro.

Dove stai vivendo questa quarantena?
Mi trovavo a Londra per lavoro e quando è iniziato tutto sono dovuto rientrare in Italia. Sono a Cuneo in questo momento. All’inizio la situazione non era così estrema; dovendo lavorare con i Marlene e avendo buona parte della strumentazione in studio, ho pensato fosse un posto strategico in caso di necessità e così è stato.

Riesci a lavorare?
Come ti dicevo sono riuscito a recuperare gran parte della strumentazione in tempo prima del lockdown, ricreandomi un piccolo studio in casa. Molto funzionale. Chiaramente sono preoccupato per quello che sta accadendo ma con i Marlene stiamo portando avanti molte campagne, approfittando del momento per portare i diritti dei lavoratori dello spettacolo al pari degli altri lavoratori, facendo sentire la nostra voce. Ti assicuro che la nostra è una delle categorie meno tutelate in assoluto, siamo al medioevo. Al di là di questo, che porta via davvero tanto tempo ed energie, sono sereno e molto creativo. Ho tutto ciò che mi serve per produrre, ho lavorato ad alcune partecipazioni dei Marlene per il 25 Aprile (quella più importante è andata in onda su Sky Arte), a due album di Perdurabo, al live che porteremo in giro appena sarà finita questa situazione di emergenza e io e Jörg (batterista di Apparat) abbiamo lanciato una call a tutti i musicisti e producer che vogliano partecipare per remixare l’ultima
traccia del nostro Ep “Komponent“.

Sei un creativo solitario o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere? 
Sono assolutamente un creativo solitario; in realtà infatti, al di là dei tanti viaggi, la mia condizione nel creare non è cambiata di molto. Sono abituato a lunghissimi periodi di solitudine e di auto-isolamento nei quali creo ed esco raramente dalla casa o dallo studio in cui mi trovo. Lo stesso vale per i lunghi periodi di allestimento dei tour in sala prove, è una condizione a cui sono abituato. E’ una fortuna la musica se ci pensi, è una passione, una missione, uno stato creativo che ti tiene impegnato, non importa dove, come e quando. 

Durante questo periodo hai scoperto qualcosa che credevi importante per te ma di cui ora hai capito di poter fare a meno?
Ho la fortuna di non essere troppo condizionato dal materialismo. Certo come tutti vivo nella società moderna, ho il mio iPhone, una macchina e i miei amati strumenti musicali ma non mi manca assolutamente nulla. Non mi manca uscire la sera, non mi manca qualcosa in particolare se non l’affetto e la presenza di quelle poche persone a cui voglio davvero bene. La mia giornata è piena e soddisfacente. Mi sveglio, faccio ginnastica, poi colazione e mi metto al lavoro cercando di dare ordine alla giornata. Alla mattina mi dedico maggiormente alle email e alle cose organizzative, mentre al pomeriggio produco musica e vado avanti sui diversi progetti. Prima di cena faccio ancora un po’ di yoga e dopo cena, se devo, continuo a lavorare, altrimenti mi guardo un bel film. Non ho bisogno di altro, ripeto, a parte la presenza delle persone a cui tengo. 

Hai invece riscoperto qualcosa che avevi abbandonato o allontanato e ora che non puoi averlo senti che per te è importante?
No ma amo la calma che deriva da tutta questa situazione. Meno caos, meno inquinamento e la gente finalmente risponde al telefono. 

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Sto finendo di produrre un album a cui sono molto affezionato ma che per diversi motivi è rimasto fermo e non è mai uscito. È musica che ho scritto più di tre anni fa e sono felice di aver finalmente trovato il tempo per finirlo e dargli lo spazio che merita. 

C’è qualcosa che tornerai a fare una volta tornati alla vita normale e qualcosa della vita di prima che invece eliminerai?
La cosa che tornerò a fare è sicuramente stare all’aria aperta; il sole e la natura sono cose che contribuiscono al nostro benessere psicofisico. Pur non mancandomi nulla e sentendomi bene in auto-isolamento, non posso certo dire che sia salutare. Chiudersi in casa in questo modo, a meno che tu abbia un bel giardino, riduce di molto le difese immunitarie. Quindi sì, uscirò molto cercando di stare in posti isolati all’aria aperta. 

Come immagini il post-lockdown?
Vedo molta confusione da parte del governo, scarsa capacità organizzativa e non ho tutta quella fiducia nel popolo in generale. Posso immaginare che se non ci sarà un controllo capillare e una maggiore organizzazione il rischio sia quello di vanificare tutti gli sforzi fatti. La gente è allo stremo delle risorse, molte persone hanno fisicamente bisogno di poter riaprire le attività, di uscire da case piccole nelle quali magari stanno soffocando, quindi bisognerà fare molta attenzione. Per quanto riguarda il mondo dello spettacolo non ne ho idea. Per ora tutti i tour e le produzioni sono saltate o sono in stand-by. Non ti so dire se riprenderanno, come e quando. Sicuramente per tutto il 2020 e forse oltre i concerti non sarà più possibile viverli come eravamo abituati. Staremo a vedere. 

Come ti stai preparando al dopo (se lo stai facendo)?
Tutto quello che sto facendo è già per pensare a un dopo. Sto producendo due album e un live per essere pronto a ripartire una volta che questa situazione si potrà sbloccare. Non so se conosci quella freddura dell’italiano, dell’ebreo e del polacco: tutti e tre finiscono in prigione e gli viene concesso un desiderio. L’Italiano chiede una moglie, l’ebreo un telefono e il polacco una sigaretta. Dopo dieci anni li scarcerano: l’italiano esce con dieci figli, l’ebreo con una montagna di soldi, mentre il polacco (non me ne vogliano i miei moltissimi amici polacchi ahah) esclama: “scusate, avete da accendere?”. Ecco, non vorrei fare la fine di questo polacco, vorrei piuttosto riuscire a usare questo tempo di isolamento per portare avanti il mio lavoro, per riflettere, per essere ancora più pronto ad affrontare quello che verrà. 

Secondo te cosa abbiamo bisogno di cambiare o cosa cambieresti?
Guarda, ne parlavo proprio ieri con una mia amica. La società così come la viviamo, come la stavamo vivendo, è una società malata. Certo, abbiamo mille possibilità e mille agi ma dobbiamo renderci conto che è una società malsana. Spero che, nella tragedia, riusciremo comunque a cogliere dei lati positivi, a capire quello che non andava e migliorarlo. Ho i miei fortissimi dubbi che questo possa accadere, ma vedremo, magari anche se in piccolo qualcosa potrebbe cambiare. E’ una società basata sul profitto e sulla ricchezza materiale e il virus ha messo completamente in ginocchio questo sistema, mettendone in evidenza tutte la falle. Il mio desiderio è che si possa ritornare a un po’ più di serietà e a una società basata su dei valori più profondi, in cui l’arte e la cultura possano tornare ad avere un ruolo centrale


Giulia Boccafogli è un’altra delle designer emergenti che oltre 10 anni fa ho scoperto online e intervistato in quella che era una versione primordiale di StyleNotes. Ci siamo conosciute anche di persona e incontrate più di una volta a Milano, mi sono rivolta a lei per un suo pezzo in un’occasione speciale e tuttora posso sfoggiare i suoi gioielli e accessori, sempre molto belli che non passano mai inosservati. Ogni volta dovrei girare con i suoi bigliettini da visita in borsa.

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Giulia Boccafogli


Cosa fai nella vita?
Sono designer di gioielli contemporanei, specializzata nell’utilizzo della pelle, che lavoro in modo personale e creativo. Le pelli che uso sono tutte rigorosamente di recupero.

Dove stai vivendo questa quarantena? E con chi? Valgono umani, animali e piante.
A casa mia, in Ticino; vivo in Svizzera ma il mio laboratorio è in Italia, a Como. Sono qui con mia figlia di 3 anni e mio marito che però lavora spesso fuori casa. Abbiamo anche fatto trasloco di casa in questi giorni. Praticamente un delirio. Comunque qui il lockdown ha regole leggermente diverse e vivere in una paesino probabilmente ne alleggerisce la percezione. Stiamo bene.

Sei una creativa solitaria o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere? 
Sono una persona molto socievole e amo stare in compagnia ma non in fase creativa: per me è tassativamente in solitario. Anche per questo sto molto bene sola con me stessa e, normalmente, sento spesso il bisogno di solitudine. Ciò che inizia a pesarmi è il non poter viaggiare e non poter svolgere il mio lavoro in modo continuativo. Amo il mio lavoro immensamente ed è parte integrante del mio benessere psicofisico.

Riesci a lavorare?
Molto poco ma solo ed esclusivamente per motivi pratici. Con una bambina di 3 anni da seguire è praticamente impossibile. Ma va bene così, lei è serena, per me ci sarà tempo per riprendere. 

Hai riscoperto qualcosa che avevi abbandonato o allontanato e ora che non puoi averlo senti che per te è importante?
La scrittura. L’avevo trascurata. Non potendo creare con le mie mani ed essendo in difficoltà emotiva, come tutti, i primi giorni ho ripreso a scrivere perché mi aiuta. Spero di non abbandonarla più.

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Senza dubbio il mio laboratorio e l’attività lavorativa ad esso connessa. Un artigiano deve usare le mani l’80% del suo tempo e i social il 20%, non il contrario se no dopo un po’ sta male. Ovviamente mi mancano molto i miei genitori; non vedo l’ora di abbracciarli, sarà bellissimo e molto emozionante.

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Scrivere un manoscritto per me, una sorta di vademecum creativo dove parlo del mio metodo. 

Come ti stai preparando al dopo (se lo stai facendo)?
Non pensandoci troppo. Trovo sia molto difficile fare previsioni, soprattutto di reazione personale alle nuove regole che, a mio avviso, saranno ancora più impattanti. Personalmente, nello specifico, ho preso informazioni precise circa le mie possibilità pratiche di varcare il confine per raggiungere il mio laboratorio in modo da poterlo fare senza intoppi e nel modo corretto e, vedendo luce in fondo al tunnel, sto riprendendo l’attività di vendita online regolare. Poi si vedrà. L’improvvisazione è realmente la mia dote migliore. 

Secondo te cosa abbiamo bisogno di cambiare o cosa cambieresti?
Abbiamo veramente bisogno di rallentare, di togliere da molti aspetti della nostra vita il concetto di “subito”. Spero che questa esperienza terribile mi lasci questa certezza. 

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Una cosa nuova e una conferma. Ho imparato a gestire un pochino la mia ansia, a comprenderla e ad affrontarla. Una conferma: posso contare su me stessa e essere tristi va bene, basta far fluire il momento, non rifiutarlo e poi si torna col sorriso. 

Parliamo della tua casa. Come è cambiato il modo di vivere la tua casa in questo periodo in cui l’hai vissuta e ci hai vissuto 24/7?
Ho fatto un trasloco durante la quarantena. Fissato da mesi ovviamente. Tremendamente stancante. Ma essere nella casa nuova, così lungamente sognata, è una sensazione meravigliosa. Per cui ho vissuto un rapporto molto strano con l’ambiente “casa”. 


Ho iniziato a seguire Andrea Venturelli perché YouTube mi aveva suggerito la sua intervista a Marcello Ascani (youtuber romano), che già seguivo da quando pubblicava video illustrati e animati. Il formato dell’intervista mi attira molto da sempre e se si arriva preparati sulla persona che si avrà davanti non serve avere una scaletta serratissima di domande ma basta esprimere la propria curiosità su questo o quell’argomento. Dai video di Andrea traspare questa curiosità, questa volontà di scoprire e di voler capire cosa c’è dietro le persone e il loro lavoro.

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Andrea Venturelli


Cosa fai nella vita?
Ciao Erica, grazie per avermi invitato a partecipare a questa iniziativa. Sono un content creator e podcaster specializzato nella produzione di contenuti web per start-up, agenzie creative e brand internazionali. Appartengo alla prima generazione di nativi digitali e per me il web è sempre stato l’unico luogo nel quale comunicare, lavorare e investire.
Negli ultimi due anni mi sono dedicato a ispirare le persone creative a creare un impatto positivo nel mondo attraverso innovazione e creatività; l’ho fatto attraverso un podcast di nome Studio. Oggi migliaia di persone ogni settimana ascoltano gli episodi che ho registrato nel tempo.

Dove e con chi stai vivendo questa quarantena?
Ho iniziato la quarantena oltreoceano a Vancouver e ora mi trovo a Bergamo dalla mia famiglia. Tutte le persone che vivevano all’estero credo abbiano vissuto questa distopia da “Ritorno al futuro”. Vedevamo ciò che stava succedendo in Italia e sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato in ogni angolo del mondo, lo sapevamo noi italiani, prima di noi lo sapevano i cinesi, ma non lo sapevano le persone che si trovavano intorno a noi. Quasi ovunque ci sono state situazioni sociali e politiche che si sono ripetute, creando pattern pressoché identici in tutti i Paesi, non imparando nulla gli uni dagli altri; abbiamo tutti erroneamente pensato che il virus restasse solo nei confini cinesi, abbiamo paragonato il Coronavirus all’influenza e poi quando abbiamo capito la gravità della situazione ci siamo precipitati in massa nei supermercati a comprare la carta igienica.

Riesci a lavorare?
Da gennaio tengo un diario quotidiano in cui registro il mio flusso di lavoro e misuro il tempo delle attività che svolgo giornalmente, per riuscire a restare organizzato pur lavorando da casa. Da inizio marzo ho visto subito un calo drastico della concentrazione e di conseguenza della mia produttività e creatività. Nonostante vivessi ancora a Vancouver, luogo in cui i cittadini svolgevano le loro vite regolarmente, le notizie dall’Italia creavano preoccupazione, occupavano spazio mentale e inevitabilmente la creatività ne ha risentito subito.

Sei un creativo solitario o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere?
Due cose mi aiutano a restare sempre creativo e stimolato. La prima è la regola d’oro di qualsiasi persona creativa e cioè essere onnivoro di contenuti: video, audio e letture. La seconda è camminare; passeggiare aiuta ad avere chiarezza mentale ed elaborare ciò che hai registrato nella tua mente. Si parla spesso del cliché secondo cui le migliori idee vengono sotto la doccia e non è sbagliato. Quel momento è nostro, nessuno ci disturba e il nostro cervello trova la giusta pausa per elaborare le nuove idee. Per me il miglior modo per farlo è camminare, da solo, senza nulla nelle orecchie da ascoltare; in questo momento è ciò che mi manca di più.

Durante questo periodo hai scoperto qualcosa che credevi importante per te ma di cui ora hai capito di poter fare a meno?
Questo evento ha segnato in modo indelebile le nostri menti e decretato in modo univoco il digitale come vincitore assoluto, dopo una crescente sfiducia nella tecnologia negli ultimi anni. Abbiamo più consapevolezza del nostro tempo e di come lo utilizziamo e questo aiuterà le aziende e i professionisti a non perderne più per incontrarsi inutilmente di persona, utilizzando automobili, inquinando e arrabbiandoci per il traffico. Tutto ciò che potrà esser fatto digitalmente sarà svolto da casa e ci incontreremo per le attività realmente importanti ed essenziali. È una grande occasione per riscrivere regole novecentesche che non si adattavano più ad un mondo digitale.

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Mi ritengo un privilegiato che ha sempre fatto ciò che realmente voleva, perciò continuo a fare le medesime attività di prima con un pò più di tempo libero. La quarantena non ha sconvolto la mia vita ma mi ha obbligato a ripensare il mio lavoro in vista di nuove regole che tutti noi stiamo scrivendo in questi giorni e che impatteranno le nostre vite nel prossimo decennio.

Come immagini il post-lockdown?
Spero in una riscrittura delle regole ed delle attività non essenziali, che non ci arricchiscono e, oggi più chiaro che mai a chiunque, dannose per la collettività e il Pianeta. Purtroppo ciò che immagino non è in linea con le mie speranze. Mi immagino una corsa disperata a recuperare il tempo perduto, ad orari di lavoro peggiori di prima, tutele ancora minori e una grande crisi economica soprattutto per l’Italia. Dalle crisi però nascono incredibili opportunità ma che non tutti siamo in grado di cogliere. Teniamo gli occhi aperti!

Come ti stai preparando al dopo (se lo stai facendo)?
Chi non lavora in un settore primario ed indispensabile come la medicina, i farmaci o gli alimenti, in questo periodo credo si sia chiesto se il suo lavoro è utile o meno. Io ho passato gli ultimi anni a chiedermelo e negli ultimi mesi è diventata quasi un’ossessione. Ognuno di noi ha un talento e se sei così fortunato da averlo scoperto credo tu abbia il dovere morale di metterlo a disposizione della collettività e personalmente mi sto concentrando su questo aspetto.


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Chi sono
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Erica Ventura, fondatrice di StyleNotes.it, web writer, editor e blogger Amo il bello e provo a circondarmene in ogni aspetto della mia vita. Credo fermamente nell’utilità delle liste e che il mix vincente in ogni cosa sia composto da semplicità, equilibrio e un piccolo dettaglio a contrasto. La mia casa, il mio guardaroba e quel che metto nel piatto ne sono la conferma.

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