Sono passati mesi dal mio ultimo post a proposito del libro “Atlante delle Emozioni Umane” di Tiffany Watt Smith ma eccomi qui di nuovo per riprendere il discorso con voi. Questo libro riporta una serie di termini che identificano degli specifici stati d’animo.
Si tratta di parole che arrivano da tutto il mondo e che il più delle volte non hanno una vera traduzione in italiano o in inglese, almeno non con un singolo termine come i casi che vi propongo. Se non avete già letto i due post precedenti vi rimando a quelli per recuperare le emozioni di cui abbiamo già parlato e per una breve introduzione dal punto di vista scientifico ma anche culturale.
Partiamo da parole che giungono a noi dall’antica Roma e Grecia per arrivare a quelle da Tahiti, dall’Australia, dagli Stati Uniti d’America, dal Portogallo, dal Giappone e in generale dall’estremo Oriente e dalla lingua yiddish.
10 nuove emozioni con un nome
Matutolypea
Si pronuncia “matutolipia” e deriva probabilmente dalla combinazione tra Mater Matuta (dea dell’alba per gli antichi romani) e lype (termine greco che indica avvilimento). Anche se non se ne conosce l’origine con certezza. D’ora in poi quando ci alzeremo dal letto con la luna storta sapremo che questa tristezza mattutina ha un nome ben preciso.
Mehameha
Se la paura è considerata un’emozione universale, i nativi polinesiani di Tahiti distinguono due tipi di paura, ognuna con una particolare reazione fisica. Da una parte abbiamo il timore per la propria vita in pericolo, accompagnata da cuore che batte forte, stomaco chiuso; questa sensazione viene chiamata ri’ari’a. Dall’altra parte c’è l’inquietudine che si prova in presenza di uno spirito, che i tahitiani chiamano mehameha.
Si prova solo quando ci si trova soli e può diventare puro terrore o passare in fretta se ciò che ci ha spaventato svanisce, ad esempio dei rumori misteriosi che si rivelano nulla di preoccupante.
Mono No Aware
Questa espressione fa riferimento alla sensibilità rispetto alla caducità della vita, è come un sospiro emesso pensando alla provvisorietà dell’esistenza. Ma racchiude tutta una serie di sfumature: dal misto di tristezza e serenità quando accogliamo un cambiamento inevitabile al lutto preventivo che si provoca pensando a perdite che non abbiamo ancora subito.
Può indicare ad esempio la bellezza di un tramonto; significa percepirne la bellezza, provare partecipazione emotiva per esse ma pur sempre con la consapevolezza che si tratta di qualcosa di così bello quanto irripetibile e che avrà presto una fine.
Mudita
Di origine buddista, questo concetto esprime il godere del benessere altrui, la vera gioia, quella piena e totale che si prova per le cose belle accadute ad altri, senza alcuna punta di invidia. Questo perché la felicità degli altri non diminuisce la nostra ma, anzi, la aumenta.
Può essere considerata l’opposto di schadenfreude, ma di questo termine parleremo nel prossimo e ultimo post sull’Atlante delle Emozioni Umane.
Nakhes
Si tratta di una parola yiddish che esprime l’eccesso di orgoglio genitoriale (tipico luogo comune dell’umorismo ebraico), la felicità per i traguardi anche minimi di un figlio.
Nginyiwarrarringu
I pintupi, gli abitanti del deserto dell’Australia occidentale, hanno individuato quindici diversi tipi di paura in base a ogni piccola variazione che mostra. Ngulu è il timore che qualcuno voglia vendicarsi di qualcosa che gli avete fatto, kamarrarringu è la tensione che ci provoca qualcuno che si avvicina lentamente alle nostre spalle, kanarunvtju è il terrore rispetto a un’eventuale visita degli spiriti durante la notte e nginyiwarrarringu esprime un improvviso spasmo di allarme che fa saltare in piedi guardandosi intorno.
Oime
Si tratta dell’intenso disagio che si prova quando si è in debito con qualcuno. Vi consiglio a questo proposito di rivedere anche il termine amae di cui ho parlato nel primo post sull’Atlante.
Road Rage
È il cosiddetto “furore stradale”, coniato negli anni Ottanta dai notiziari americani, che ci pervade quando siamo nella nostra auto al sicuro e reagiamo in maniera eccessiva con rabbia a qualcuno che sembra non rispettare le regole stradali. Funziona un po’ come quando siamo protetti dietro a uno schermo e lasciamo commenti discutibili sono ad articoli online solo perché non c’è un contatto visivo diretto con l’altra parte e in questo caso facciamo più fatica ad interpretare gli indizi emotivi.
Ruinenlust
In Germania è l’irresistibile attrazione che possiamo provare nei confronti di rovine, palazzi fatiscenti o luoghi abbandonati. Grazie alla tradizione romantica germanica, la lingua tedesca ha un termine per esprimere questa emozione.
Saudade
In portoghese brasiliano indica un sentimento legato al pensiero delle persone care che sono lontane ma anche di luoghi distanti o oggetti smarriti; è il desiderio malinconico di qualcosa o qualcuno che è lontano o che è ormai perduto. È carico di speranza ma lo pervade anche una punta di lutto, tra nostalgia, rassegnazione e il piacere di ricordare una gioia appartenuta al passato.
Per approfondire
Come negli altri due post sull’Atlante delle Emozioni Umane, voglio condividere con voi una breve bibliografia per approfondire il tema delle emozioni in generale e di alcuni dei termini che ho citato sopra:
- A proposito di mehameha, R. Levy, “Tahitians: Mind and Experience in the Society Islands” – pp. 151-152. È disponibile un’anteprima di quelle pagine su Google Books;
- Daniel Goleman, “Intelligenza Emotiva”.
*Dove segnalo il titolo in inglese significa che non ho trovato una traduzione in italiano (probabilmente non esiste).
P.S. In questo post sono presenti alcuni link di affiliazione. Questo non si traduce in un prezzo più alto per voi. Semplicemente per i vostri acquisti verrà riconosciuta a me una minima (veramente minima) percentuale; consideratela un piccolo contributo da parte vostra per dirmi grazie per tutti i contenuti gratuiti che pubblico su questo blog da anni e per questo articolo che mi è costato ore di lavoro tra lettura, ricerche e scrittura. Grazie 🙂