fbpx
Appunti di un mese di quarantena

#IORESTOACASA – APPUNTI DI UN MESE DI QUARANTENA A MILANO

Ho scelto di dedicare le mie energie, il mio tempo e la mia attenzione a ciò che posso controllare, a quello che dipende in larga parte da me invece di bloccarmi davanti a ciò su cui non ho alcun potere.

Era fine febbraio quando a Milano hanno chiuso scuole e altri luoghi di aggregazione ed è iniziata la quarantena. Io lavoro per la maggior parte del tempo dallo studio all’interno del mio appartamento, tre o quattro mattine a settimana vado in palestra in bicicletta a 2km di distanza, di tanto in tanto ho qualche appuntamento in centro. Quella settimana non ne avevo, così mi sono trovata a non uscire per giorni perché la palestra che frequento era chiusa e non avevo impegni che mi obbligavano a spostarmi.

Ci sono abituata. Ho periodi in cui sono di continuo fuori casa, anche per giornate intere, e altri che trascorro davanti al computer da mattina a sera. Non mi pesa più di tanto non poter uscire, anche perché ho la fortuna di avere un ampio balcone angolare che è praticamente un terrazzo; in estate ci vivo, dato che faccio lì la colazione di mattina presto, quando ancora c’è silenzio, poi lavoro al tavolino all’ombra, pranzo, continuo a lavorare e la sera quando mio marito torna dall’ufficio ceniamo lì insieme. Ceniamo fuori, ci piace dire.

Al momento fa ancora un po’ freddino ma quando c’è il sole la mattina trascorro qualche ora su quel terrazzo, ben vestita e con la copertina in lana che uso sul divano; mi occupo delle tante piante che ho, faccio il punto sulle cose da fare per la giornata o semplicemente me ne sto con gli occhi chiusi, la testa appoggiata, respirando e inebriandomi del profumo dei miei gelsomini.

Ed è così che senza quasi accorgermene è passato un mese. Tutto marzo è stato come vi ho descritto, senza guardare troppo spesso le notizie e cercando di non fare caso alle sirene delle ambulanze che passano in continuazione nella mia zona, a poca distanza dall’Ospedale San Raffaele.

Ho lavorato ore e ore al blog, cancellando il piano editoriale che avevo organizzato già da gennaio e pensando a contenuti utili in questo momento per voi che mi leggete e che come me siete a casa, lavorando in smartworking, continuando l’attività (inevitabilmente rallentata) di freelance o magari non lavorando affatto, in quarantena da soli, in coppia o con anche dei bambini. Ho pensato a tutti voi negli ultimi post che ho pubblicato e a giudicare dai messaggi che ho ricevuto in risposta forse sono riuscita nel mio piccolo a fare qualcosa di buono.

Se non hai letto quei post, te li segnalo qui sotto:

Qualcuno mi ha scritto che vorrebbe avere la mia produttività e il mio entusiasmo, in questo momento ma anche nella vita in generale. Ecco, normalmente io sono come questa persona mi descrive ma in questo mese ho dovuto un po’ forzarmi e sforzarmi. Ripeto, non sento limitata la mia liberà perché non posso uscire e ritengo di doverlo e volerlo fare per me e per tutti. Non sono annoiata né ho interesse a criticare le scelte della politica, che mi sembra stia facendo il possibile e certamente io non ho gli strumenti, le capacità e le conoscenze per poter fare di meglio. Credo anche larga parte di quelli che criticano ogni giorno sui social.

Però sapere che il numero che identifica le vittime sale ogni giorno e pensare alle centinaia prima e ora alle migliaia mi destabilizza. Questo unito all’incertezza per ciò che sarà, che ci aspetta, che vivremo nei prossimi mesi. Sono una persona abbastanza ansiosa e non poter avere tutto sotto controllo perché inevitabilmente non tutto dipende da me non è una bella sensazione. Ma sto imparando ad accettarlo, credo mi servirà nella vita.

Ho scelto di dedicare le mie energie, il mio tempo e la mia attenzione a ciò che invece posso controllare, a quello che dipende in larga parte da me. E questo per me ha significato non bloccarmi davanti a una pianificazione di lavoro da buttare completamente nel cestino e rifare da capo e in fretta. Da fine febbraio non sono stata ferma a lungo, se non per il tempo dedicato ad annusare gelsomini sul terrazzo. Ma non credo affatto sia stato tempo sprecato.

Per il resto ho letto, studiato, ho seguito webinar, ho imparato cose nuove, ho ripassato cose che conoscevo e che credevo di aver dimenticato del tutto. Ho pensato, ho programmato, ho fatto liste. Un po’ per non restare concentrata ogni minuto sulla situazione eccezionale che stiamo vivendo (anche se l’ennesima sirena mi fa tornare alla realtà ogni volta) e un po’ perché restare immobile non fa parte di me. Non so se è più sano fare cose in continuazione o stare ferma in questo momento. Credo però che non lo sia farsi bloccare da cambiamenti e limitazioni; le condizioni cambiano di continuo nella vita e dobbiamo essere in grado di adattarci e provare a tirar fuori il meglio. Questa è una bella prova.

È diventato necessario uscire dalla nostra comfort zone, da quella coperta calda e rassicurante fatta di routine, abitudini, cose che conosciamo alla perfezione. Si, per affrontare questo periodo chiusi in casa è necessario uscire da qualcosa, non in senso fisico ma mentale. E lo abbiamo dovuto fare da un giorno all’altro. Forse dovremmo, in condizioni di vita “normale”, sforzarci di allargare quella zona di comfort che ci fa stare tanto tranquilli ma che abbiamo visto non poterci proteggere da tutto.

Essere troppo legati a (e dipendenti da) una condizione comoda e di benessere ci porta ad avere difficoltà maggiori quando si tratta di dover stravolgere improvvisamente la nostra vita a causa di eventi che non dipendono da noi, che non avevamo previsto, che non avevamo messo in conto e che non erano neanche immaginabili (o forse si).

Quando tutto questo sarà passato… e non parlo di quando forse tra una settimana o due potremo tornare a uscire con prudenza e precauzioni. Dopo tutto questo, quando la quarantena sarà un ricordo annebbiato sul quale ridere con gli amici, quando torneremo ad abbracciarci, a salutarci calorosamente ma anche ad accalcarci nelle file, a lamentarci di cose banali, allora magari saremo più consapevoli della situazione di privilegio nella quale questa parte di mondo, chi più e chi meno, vive. E che questo privilegio dovrebbe mantenerci rispettosi, attenti, comprensivi e accoglienti.

Chi sono
blank
Erica Ventura, fondatrice di StyleNotes.it, web writer, editor e blogger Amo il bello e provo a circondarmene in ogni aspetto della mia vita. Credo fermamente nell’utilità delle liste e che il mix vincente in ogni cosa sia composto da semplicità, equilibrio e un piccolo dettaglio a contrasto. La mia casa, il mio guardaroba e quel che metto nel piatto ne sono la conferma.

One Comment

  1. CaraErica, oggi ho scoperto il tuo blog e me ne sono innamorata. Ti stringo forte, in questo momento difficile, ma noto con piacere che anche tu ti stai impegnando nel quotidiano nel tuo lavoro, nuotando fra le tue passioni. Facciamo tutti ciò che possiamo per migliorare la situazione, preghiamo per chi lavora negli ospedali e per i malati e, per il resto, restiamo a casa.
    Oggi ho scritto a mio fratello: è tempo di scrivere, studiare e “fare magazzino” (nel senso di produrre, nel mio caso articoli per il mio futuro negozio Etsy). Ogni ciclo della vita ha le sue peculiarità. Adesso siamo in questa fase delicata, ma ne usciremo e se lo facciamo più forti e con maggiore knowhow, saremo ancora più luminosi di prima.
    Coraggio e ad maiora!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *