Maggio è il mese del mio compleanno e sarebbe facile in questi appunti proporvi un elenco infinito di cose che ho imparato in questi 30 31 (ehm va bene dai, avete capito) anni di vita; non escludo di farlo ma non qui e non ora. Oggi voglio parlarvi di comfort zone e di paura. In fondo alla pagina trovate una serie di risorse, articoli e video per approfondire. Trovate anche le grafiche motivazionali a tema.
Da quando a ottobre 2018 ho iniziato questa nuova rubrica, ogni mese ho condiviso con voi una paginetta di appunti che derivano da riflessioni personali su cose che ho vissuto, approfondite in varie letture, su temi legati alla crescita personale e allo sviluppo emotivo: il desiderio di migliorare sé stessi e la propria vita, i limiti che ci auto-imponiamo o che ci impongono gli altri, il ruolo del talento e della fortuna, le abitudini e il cambiamento.
Il tema di oggi, cioè la necessità di uscire dalla comfort zone e di affrontare la paura, si lega a cose che ho già affrontato: se volete approfondire quindi vi consiglio di leggere prima i miei post su “La versione migliore di me stessa” e “Le abitudini che ci impediscono di cambiare“.
Come vi ho già raccontato, credo fermamente che cambiare sia alla base del crescere e del maturare sia mentalmente che emotivamente; non si tratta di cambiare personalità ad esempio per volere di qualcuno o reprimere il proprio carattere. Parlo del naturale cambiamento che credo avvenga negli individui in ogni fase della vita. Per qualche ragione però spesso le persone tendono a restare uguali a lungo, a fare le stesse cose, a vedere il mondo nello stesso modo, a frequentare le stesse persone e i soliti luoghi senza mai esigenza, bisogno o voglia di andare oltre.
Le cose che già conosciamo e la routine sono comode e rassicuranti, indubbiamente. Sarà una questione di carattere ma io sono sempre stata una persona curiosa e ho manifestato questa cosa in varie occasioni e in diversi modi. In questa fase della mia vita esprimo il mio desiderio di novità viaggiando in luoghi lontani nello spazio e nella cultura e leggendo più possibile per scoprire e capire cose che prima ignoravo totalmente.
Ma negli ultimi mesi è scattato qualcosa in me (che a distanza di tempo ho individuato in un momento e in un pensiero preciso) e mi sono decisa ad affrontare le mie paure. Non parlo in tutti i casi di timori particolari ma in generale di una certa ansia all’idea di fare cose nuove. Questo contrasta con la mia curiosità, penserete. In parte è vero perché i miei timori limitano la mia curiosità, come una persona che vorrebbe girare il mondo e ha la possibilità economica di farlo ma ha paura di volare. Ciò che mi spaventa (o mi spaventava) è praticamente sempre legato al confronto con gli altri, all’esporre idee e sentimenti, al dover stare al centro dell’attenzione.
Ecco, senza neanche andarmela a cercare è successo che un giorno un coworking della mia zona mi ha chiesto di essere uno dei relatori durante un business meeting rivolto a professionisti e imprese, parlando della mia attività di blogger e content creator con un focus sui blog aziendali e sulla comunicazione sul web.
Ricordo di aver ricevuto quella prima mail mentre ero in aereo per il Costa Rica e aspettavo di decollare. Non vi dico l’ansia. La tentazione di dire no era forte perché è più facile scappare che affrontare una paura. Ma si trattava di qualcosa di troppo interessante e utile per rinunciare e così ho accettato senza pensarci troppo.
Già questo per me ha significato uscire dalla comfort zone perché in un altro momento della mia vita avrei probabilmente pensato giorni e giorni e mi sarei forzata tantissimo a dire si. Risultato? Ho parlato con in mano un microfono davanti a circa 40 persone che mi guardavano e l’ho fatto piuttosto bene.
Non voglio fare la wonder woman o il fenomeno della situazione; all’inizio mi tremava la voce ma poi mi sono rilassata ed è andato tutto liscio. Non parlavo davanti ad un “pubblico” dalla discussione della tesi di laurea e, prima, mi è capitato a un evento aziendale interno a L’Oreal dove ero testimonial della prima linea bio di Garnier Skincare.
Sempre di recente mi sono lanciata in un’altra attività. Da circa un anno ho in mente di prendere il brevetto PADI perché l’attività di snorkeling inizia a starmi stretta; va bene stare in superficie e osservare la vita marina sotto di me ma voglio poter scendere, avvicinarmi a quei colori, respirare sott’acqua e vivere quel mondo sommerso.
Così ho fatto una prova e successivamente ho deciso di iscrivermi al corso Open Water, per immersioni fino a 18 metri. Mi è passata la paura? In realtà a spaventarmi non è l’idea di andare sott’acqua ma sono i possibili pericoli legati alle immersioni. Quando ho conosciuto l’istruttore però ho capito che si tratta di un corso intenso e serio, in cui si studia teoria per imparare esattamente cosa fare in condizioni normali e di pericolo e si fanno varie esercitazioni pratiche; il tutto è graduale partendo da una piscina profonda 4 metri fino a 12 e 18 metri in mare.
L’idea di scendere a quelle profondità mi impressiona un po’ ma sono certa che sarò portata a farlo solo quando sarò preparata e pronta per quell’esperienza. Quindi non voglio vivere con ansia tutto il percorso perché probabilmente quando arriverò a quel punto sarà il momento giusto e dopo sorriderò di quello che sto scrivendo qui.
Ma cos’è la comfort zone?
La comfort zone (o zona di comfort) è un “luogo” neutro, dove non abbiamo timori né ansie e non ci sentiamo sotto pressione, dove possiamo agire in tranquillità. È l’insieme delle nostre abitudini, delle nostre opinioni, di atteggiamenti e comportamenti sempre uguali. In apparenza è molto confortevole ma si rischia di vivere a metà.
L’istinto ci porta a restare qui perché si tratta di un territorio conosciuto dove tutto resta sempre uguale, di un ambiente protetto e al suo interno ci sentiamo sicuri. Ci sembra una bella bolla felice ma in realtà ha sbarre e catene e ci impedisce di cambiare e crescere, perché andare avanti con gli anni è solo invecchiare ma non significa essere in automatico emotivamente indipendenti o maturi, ad esempio.
A volte questa bolla può starci stretta; non capita a tutti (o forse si, prima o poi succede a tutti), c’è chi vive benissimo nelle sue abitudini e nelle sue certezze senza aver alcuna intenzione di mettere il naso fuori. Uscirne, cambiare prospettiva, non dovrebbe essere visto costantemente come un problema ma come un’opportunità. Anche se in un ambente sconosciuto e compiendo azioni non abituali è impossibile prevedere le conseguenze. È questo che può spaventare.
Una volta andati oltre, con il tempo si inizia a sentirsi più sicuri e così la comfort zone si allarga. Senza arrivare a cose estreme, ognuno di noi può espandere la propria zona di comfort notevolmente senza incorrere in particolari pericoli. Non è necessario fare cose incredibili ma dobbiamo superare l’idea di non poter andare oltre ciò che già facciamo, sappiamo, sperimentiamo. Fuori dalla nostra bolla c’è una “zona di espansione” o “zona di apprendimento”, che si sposta sempre più all’esterno man mano che si allarga la comfort zone e possiamo fare davvero molto senza raggiungere la “zona di pericolo”.
Espandere la propria comfort zone non significa scegliere di vivere costantemente nel timore, nell’incertezza e nel disagio ma farci rientrare più cose, in modo da sentirci sicuri facendo ciò che prima non credevamo di poter fare. Una zona di comfort troppo stretta credo che prima o poi ci farebbe sentire in gabbia e il bisogno di evadere potrebbe manifestarsi in maniera improvvisa e in modi inaspettati.
O volete farmi credere che vi sentite pienamente felici, soddisfatti e appagati riuscendo ad evitare qualsiasi cambiamento, minimo stress, paura? Quella è serenità ed è rispettabilissima ma non c’è nulla di male nel desiderare qualcosa in più.
Perché uscire dalla comfort zone?
Fuori dalla comfort zone possiamo imparare cose nuove, conoscere, sperimentare, crescere e migliorare ma servono coraggio e forza di volontà; bisogna scegliere di affrontare la paura, il disagio, il rischio di fallire e assumersi dei rischi, mettersi in gioco. Vivere il cambiamento con positività è fondamentale per riuscire a guardare oltre e farlo con serenità.
Ecco una serie di ragioni che forse vi motiveranno:
- scoprire di saper/poter fare cose che non credevate possibili;
- sviluppare una migliore capacità di adattamento;
- affrontare (e vincere) l’insicurezza;
- vivere un’esistenza più emozionante e stimolante.
Come espandere la propria comfort zone?
Se non si è soliti mettere il naso fuori dalla routine è il caso di farlo gradualmente, anche iniziando con soli 5 minuti al giorno. Si può cominciare cambiando le proprie abitudini, a partire da quelle piccole. Una alla volta, non tutte insieme, giorno dopo giorno diventeranno la nuova normalità e a quel punto passate alla successiva.
Fate una lista delle cose che potete migliorare nella vostra vita, come smettere di fumare, fare più movimento, mangiare in modo sano, risparmiare dei soldi per un viaggio, trovare più tempo da dedicare a voi stessi, raggiungere un obiettivo professionale. Vale tutto.
Io ad esempio sto lavorando per rimettermi in forma. Iniziare ad andare in palestra è stato un bel balzo fuori dalla comfort zone, sia perché negli ultimi anni il mio stile di vita è stato molto sedentario e sia perché temevo di sentirmi fuori luogo in mezzo a gente fissata con il fitness. In parte mi ci sento ancora eh, ma in fondo ci sono tante persone come me che sono lì per migliorarsi in mezzo a tante altre che vanno per passare il tempo, per spettegolare o abbordare.
Contemporaneamente è bene cercare un modo diverso di svolgere le azioni abituali, cambiare l’approccio alle abitudini che vogliamo mantenere. Fare una un tragitto diverso dal solito per andare in qualunque luogo, provare un locale differente per la pausa pranzo, la cena fuori o un semplice aperitivo, magari togliere le cuffiette con la musica in palestra e accorgersi delle persone che stanno intorno (tra pettegolezzi e discorsi sterili potreste conoscere una persona interessante). Queste sono solo alcune idee.
E quando capitano cose inaspettate, che richiedono un grande sforzo perché ben al di là del confine tra comfort zone e territori sconosciuti… beh, buttatevi! Non dico di andare domani a fare bungee jumping o lancio con il paracadute, non pensate ad azioni estreme ma a cose come quelle che vi ho raccontato; nel mio caso si tratta di parlare in pubblico, di fare immersioni e tante altre cose che ho in lista e che pian piano spunterò.
E tenete a mente queste cose:
- espandere la propria comfort zone è un processo graduale, un viaggio. Non esiste un bottone per uscire in automatico;
- è l’inizio di un’avventura quindi non fatevi prendere dallo stress ma siate felici e curiosi;
- non rifiutate il cambiamento;
- la paura è relativa;
- non siete superdonne o superuomini, cercate l’appoggio di una persona vicina o di un coach;
- tenete un journal, un quaderno per annotare i vostri progressi.
Comfort Zone: per approfondire
Al termine di questi miei lunghi appunti voglio lasciarvi qualche altro spunto per approfondire o per conoscere l’opinione di qualcun’altro, se l’argomento vi interessa. E se siete arrivati a leggere fin qui probabilmente è così. Dunque ecco una serie di articoli, blog post, video, speech al TEDx sulla comfort zone:
- Il video di Carotilla – Uscire dalla comfort zone per avere successo;
- Quando la parte difficile non è uscire ma rientrare nella comfort zone: il racconto di Photographer of Dreams;
- Come uscire dalla zona di comfort secondo la coach Anh Thu Nguyen;
- “La vita inizia dove finisce la comfort zone” – speech al Tedx Stanford di Yubing Zhang (qui trovi la trascrizione);
- “Lascia la comfort zone anche solo per 5 minuti al giorno” – articolo su The Irish Times.