Prima di andare oltre con le ultime dieci parole del libro “Atlante delle Emozioni Umane” di Tiffany Watt Smith di cui voglio parlarvi, riprendiamo le fila di quello che vi ho raccontato nei post precedenti:
- Atlante delle Emozioni Umane – parte 1;
- Atlante delle Emozioni Umane – parte 2;
- Atlante delle Emozioni Umane – parte 3.
Partiamo quindi per la parte quarta di questo viaggio affascinante tra storia, antropologia, sociologia e tanto altro. Incontreremo parole che arrivano a noi dalla Germania ma con origini dall’antica Grecia e Roma, poi da un’isola sperduta nell’Oceano Pacifico, dalla Russia, dalla Spagna, dall’India, dall’Inghilterra e dalla Polonia.
In fondo al posto come sempre una sezione con la bibliografia e sitografia per approfondire. Vale lo stesso per i post precedenti dedicati all’Atlante delle Emozioni Umane, dove trovate tanti altri spunti e testi da leggere.
Le ultime 10 nuove emozioni umane con un nome
Schadenfreude
Avete presente quel brivido di gioia che si prova venendo a sapere le sciagure di qualcun altro? Ecco, se non lo avete mai provato siete delle brave persone ma in quel caso probabilmente avrete sospettato che qualcuno lo abbia sperimentato nei vostri confronti. È quel sentimento da nascondere perché crudele ma che talvolta non si può reprimere, pur sfoderando la migliore faccia triste e dispiaciuta nella vita.
Gli antichi greci la chiamavano epichairekakia (rallegrarsi del male) e i romani malevolentia (da cui deriva il nostro “malevolenza”) ma oggi la parola usata più di frequente è questo termine tedesco che si compone di schaden (danno) e di freude (piacere) e sta a indicare il godimento illecito della sfortuna altrui, ben diverso da un sentimento più diretto come può essere il compiacimento.
Il filosofo romano Lucrezio sosteneva che il diletto nell’assistere ai problemi di un’altra persona non è immorale ma è la consapevolezza di essere immuni a tali affanni perché non è noi che stanno affliggendo in quel preciso momento.
Ma siamo attratti dalle sventure altrui per varie ragioni. Ad esempio vedere un nostro concorrente o rivale che fallisce ci fa sentire bene perché pensiamo, a torto, che a quel punto a noi le cose andranno benissimo.
Song
Si tratta della percezione particolarmente intensa di aver subito un torto, anche per questioni che possono sembrare futili, come l’aver ricevuto meno di quanto era giusto.
Gli abitanti di Ifalunk, una piccola isola nel Pacifico di cui abbiamo parlato varie volte nei post precedenti sull’Atlante delle Emozioni Umane, utilizzano questo termine per indicare la rabbia mista a delusione provata quando qualcuno viola uno dei loro principi chiave, rifiutandosi di condividere un oggetto o un bene. È il risentimento innescato da un’infrazione morale.
In una società capitalistica come la nostra è un sentimento difficile da comprendere ma la cultura degli Ifaluk si basa su interdipendenza e collaborazione.
Torschlusspanik
È una parola usata per descrivere l’agitazione nervosa tipica che proviamo quando ci rendiamo conto di essere a corto di tempo, la pressione per una scadenza imminente. In tedesco, la traduzione letterale è “panico del portone che si sta chiudendo” e ha un’origine medievale relativa alla porta del castello che si chiudeva quando si avvicinava un’armata pronta a dare battaglia facendo correre tutti in salvo prima che fosse troppo tardi.
Oggi il portone che si chiude è un’immagine metaforica e pare che i tedeschi utilizzino questo termine per descrivere il terrore di alcune donne nel sentire il ticchettio immaginario del loro orologio biologico.
Toska
In Russia indica un senso di insoddisfazione, la ricerca di qualcosa che si è destinati a non trovare mai, una sorta di pena dello spirito che è possibile provare a più livelli. Un desiderio privo di oggetto, uno stato di grande sofferenza spirituale che non scaturisce da alcuna causa precisa.
Umpty
Si tratta della sensazione che tutto sia troppo e che stia andando per il verso sbagliato.
Avete presente quei momenti in cui l’acqua in un bicchiere vi sembra troppo fredda, un foglio di carta troppo liscio, il vostro porridge troppo grumoso? E potrei continuare a lungo. Ecco, quando vi sentite così allora vi sentite umpty.
Vergüenza Ajena
In spagnolo significa “altrui vergogna” ed è quel piacevole tormento che si prova assistendo all’umiliazione pubblica di un’altra persona, solitamente uno sconosciuto. Ma questa emozione entra in scena quando a sbagliare sono i presuntuosi che non sembrano vergognarsi come invece dovrebbero; per loro è un doppio fallimento, hanno commesso un errore e non lo riconoscono come tale. Ha a che fare in qualche modo con l’empatia perché per provare imbarazzo per l’insuccesso di qualcuno è necessario riuscire a metterci nei suoi panni.
La Spagna non è l’unico Paese ad avere un termine preciso per questo sentimento: in Germania si chiama Fremdshämen (vergogna esterna), in Finlandia myötähäpeä (vergogna condivisa), in Olanda plaatsvervangende schaamte (la vergogna provata nel mettersi al posto di qualcun altro).
Viraha
Si tratta di una sorta di brama o desiderio, di quel particolare tipo di amore che si prova quando interviene una separazione o un abbandono, è la sensazione di incompletezza in assenza della persona amata, la fissazione con la quale si contempla l’estasi che seguirà la tanto attesa riunione.
Anche se ricorda alcune espressioni dell’infatuazione romantica, è un sentimento religioso e ottimista.
Wanderlust
È l’irrequietezza e la fascinazione provata per un Paese lontano o un paesaggio distante, un desiderio quasi nostalgico verso un luogo che non abbiamo mai visitato ma del quale magari abbiamo visto qualche fotografia. A questo proposito, vi consiglio di andare a leggere quello che ho scritto a proposito del termine finlandese kaukokaipuu nel secondo post sull’Atlante delle Emozioni Umane.
Questo termine tedesco oggi ha un significato molto ampio e riguarda il desiderio bruciante di avventura e scoperta, di fare esperienza diretta di qualcosa di diverso; indica l’inclinazione verso il movimento, il bisogno di vedere cosa c’è oltre l’orizzonte. Si accompagna con la fastidiosa sensazione per la quale la nostra vita ha senso solo se noi stiamo viaggiando, diretti in qualche luogo nuovo.
Warm Glow
Ha a che fare con la diffidenza verso le ragioni che hanno spinto qualcun altro a fare una buona azione, anche quando è rivolto verso noi stessi. Ad esempio il fatto che dietro la decisione di dare denaro in beneficienza ci sia il desiderio di ottenere prestigio da questa azione e di sembrare migliore degli altri.
Comportarsi bene per ottenere qualcosa in cambio, perché ci piace lucidare la nostra piccola aureola e compiacerci di questo. Una sorta di altruismo-edonismo che si manifesta nel momento in cui ad esempio riceviamo un ringraziamento da qualcuno che abbiamo aiutato e noi rispondiamo con “il piacere è mio!”.
Zal
Questa emozione in polacco è traducibile come la malinconia provocata da una perdita irreparabile, riunendo delusione, rimpianto e talvolta anche furia violenta.
Per approfondire le emozioni umane
Come negli altri tre post sull’Atlante delle Emozioni Umane, voglio condividere con voi una breve bibliografia per approfondire il tema delle emozioni in generale e di alcuni dei termini che ho citato sopra:
- A proposito di Schadenfreude, un articolo di Ben Cohen su The Wall Street Journal e un post su Doppio Zero;
- Steven Pinker, “Tabula Rasa. Perché non è vero che gli uomini nascono tutti uguali“, titolo originale “The Blank Slate: The Modern Denial of Human Nature“;
- Tiffany Watt Smith, “Schadenfreude: la gioia per le disgrazie altrui“, titolo originale “Schadenfreude: The Joy of Another’s Misfortune“;
- Catherine Lutz, “The Domain of Emotion Words on Ifaluk” in American Ethnologist;
- Catherine Lutz, “Unnatural Emotions: everyday sentiments on a micronesian atoll and their challenge to western theory“;
- Daniel Goleman, “Intelligenza Emotiva”, titolo originale “Emotional Intelligence“.
*Dove segnalo solo il titolo in inglese significa che non ho trovato una traduzione in italiano.
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