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Cosa guardare su apple tv serie tv film da vedere

COSA GUARDARE SU APPLE TV+: 15 SERIE TV BELLISSIME E FILM ORIGINALI DA VEDERE

Cosa guardare su Apple Tv+? Ecco una selezione di serie tv bellissime e film da vedere tra drama, feel good comedy e thriller.

Questa è la prima volta che dedico un intero articolo a serie tv e film, di solito inserisco qualche riga nella rubrica StyleThings. Ma oggi voglio raccontarvi cosa guardare su Apple tv+.

Noto con dispiacere e disappunto che si parla molto meno delle serie tv su Apple tv+ rispetto a quelle su altre piattaforme in abbonamento. Secondo me questa cosa non ha ragione d’essere; l’abbonamento Apple costa meno, è gratis per alcuni mesi quando si compra un nuovo dispositivo del marchio e ci sono 7 giorni di prova per tutti gli altri.

Inoltre i prodotti originali disponibili sono per la maggior parte di qualità e molto interessanti. Non ho guardato tutto perché alcune cose non sembrano essere il mio genere ma tutto ciò che ho deciso di vedere mi è sempre piaciuto moltissimo. Ci sono anche alcune chicche meravigliose e imperdibili. Iniziamo quindi la mia selezione di 15 serie tv bellissime e film originali da vedere su Apple tv+.

Cosa guardare su Apple Tv+: serie tv e film

Serie tv drammatiche

Le mie serie preferite in assoluto tra quelle originali Apple Tv+ sono praticamente tutte drammatiche, ad eccezione di una che è un po’ commedy ma ne parleremo più sotto. I drammi sono il mio forte, gli intrighi personali, i rapporti complicati; che siano inseriti in un contesto lavorativo come nel caso di WeCrashed, in uno più psicologico e introspettivo come Mr. Corman e The Shrink Next Door o più sci-fi (science fiction) come For All Mankind e Amazing Stories.

Iniziamo quindi a parlare più nel dettaglio le più belle serie drammatiche da guardare su Apple Tv+.

WeCrashed: successo e declino di WeWork

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WeCrashed è una miniserie basata sul podcast “WeCrashed: The Rise and Fall of WeWork” di Wondery e racconta il successo e il declino della start-up, eccessi e ambiente tossico compresi. Con lei anche la coppia di imprenditori-guru che l’hanno fondata. I protagonisti sono Jared Leto, l’imprenditore israeliano e fondatore di WeWork Adam Neumann, un personaggio che viene raccontato come molto particolare e con un enorme ego, e Anne Hathaway, sua moglie e prima fragile sostenitrice, affascinata dal carisma dell’uomo.

I due si pongono l’obiettivo di creare qualcosa di diverso, di pensare in maniera differente, ma questo presto o tardi li porta a comunicare qualcosa che è agli antipodi della realtà, che affascina le persone ma che allo stesso tempo rende poco comprensibile la mission; per questo motivo fino a un certo punto tutti seguono Adam e il mondo che ha creato intorno a sé ammaliandoli, pian piano però emergono i limiti di quell’esasperazione del luogo di lavoro, quel voler i dipendenti presenti in ufficio il più a lungo possibile, seppur in forme festose e divertenti come serate, aperitivi, bevute e summer camp.

Adam è il sognatore, quello che propone svariati prodotti agli investitori perché il suo desiderio è quello di avere successo, a prescindere da quale forma avrà. E per un po’, con WeWork ci riesce; il suo essere sopra sopra le righe è reso benissimo dall’interpretazione quasi da caricatura che ne fa Jared Leto. Rebekah sua moglie e co-guru è invece più controllata, sembra essere in disparte rispetto all’azienda ma lei agisce nelle retrovie. Il loro stile di vita, in ambito personale, è un po’ fuori dal mondo, come se stessero in una bolla fatta di abitudini da ricchi e non si rendessero conto di ciò che sta intorno a loro.

Perché guardare WeCrashed?

Innanzitutto gli interpreti, Jared Leto e Anne Hathaway hanno un gran fascino e alle spalle una carriera di tutto rispetto. Si tratta della storia vera, seppur (immagino) inevitabilmente romanzata ai fini della narrazione, e secondo me è interessante vedere in un prodotto seriale i retroscena di un mondo che non tutti conoscono. Poi la storia mixa bene gli intrighi aziendali, la vita personale, la storia d’amore, il tutto condito da una colonna sonora composta dai pezzi più popolari degli anni 2000.

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The Morning Show: gender equality e “me too”

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The Morning Show è una serie composta da due stagioni (ma è stata rinnovata per una terza) che mi ha davvero sorpresa. L’ho iniziata credendo fosse una cosetta leggera di intrattenimento puro a proposito della realtà dietro un programma televisivo di informazione, quello di punta di un grande network americano. Ed è anche questo, ma al di là della sveglia in piena notte dei conduttori per arrivare in studio all’alba e farsi truccare e pettinare prima di andare in onda, prima delle trasferte improvvise per documentare fatti di cronaca e tragedie ambientali sul posto, prima di questo c’è ben altro. Si parla di gender equality, di molestie sul luogo di lavoro, di “me too”.

Il ritmo è sostenuto e succede sempre qualcosa a stravolgere i piani, anche se il sentore che tutti bene o male sappiano o possano almeno immaginare qualcosa è presente dall’inizio alla fine. Protagoniste e produttrici esecutive Jennifer Aniston (che inspiegabilmente è pressoché uguale a 20 anni fa, capelli compresi) e Reese Witherspoon che da “Pleasantville” e “La Rivincita delle Bionde”, passando per “Wild” e “Big Little Lies”, di strada ne ha davvero fatta molta. Insieme a loro, Julianna Margulies che conosciamo bene per aver interpretato Alicia Florrick in “The Good Wife” e poi Steve Carell (“The Office US”).

Perché guardare The Morning Show?

Per la tematica importante e perché questa serie tv è stata candidata a numerosi Golden Globe. Inoltre è stata ispirata non solo dalle vicende del “Me Too” nell’ambito del cinema ma anche dal libro del giornalista Brian Stelter “Top of the Morning: Inside the Cutthroat World of Morning TV“.

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Mr. Corman: può una serie essere terapeutica?

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Mr. Corman è una miniserie che finora non ha ottenuto il successo meritato e che, ve lo dico subito, non è stata rinnovata per una seconda stagione. Ma secondo me è davvero da guardare e ha un suo senso e un suo valore considerandola autoconclusiva così com’è. Creata, diretta e interpretata da Joseph Gordon-Levitt nel ruolo del protagonista in un continuo equilibrio tra commedia e dramma, tra lacrime e ironia.

Rappresenta uno spaccato della vita degli over 30 (come me) con qualcosa di profondamente terapeutico. Introspettiva, a tratti disturbante e inquieta, amara e disillusa ma anche feel good. Si parla di ansia, di disillusione e ricerca della felicità in un mix di diversi generi che potrebbero lasciare perplessi; ma fidatevi di me e guardatela fino alla fine. Io ho adorato il personaggio del protagonista, nei suoi momenti bui e negli slanci vitali.

Interessante anche il personaggio della madre, interpretato da Debra Winger, con la quale ha un rapporto particolare che viene rappresentato in maniera realistica e credibile. Nel cast anche Juno Temple di “Ted Lasso”, di cui parleremo più sotto.

Perché guardare Mr. Corman?

Con questa serie ho riscoperto l’apprezzamento per Joseph Gordon-Levitt, che avevo già amato in alcuni film (anche se mai quanto in questa serie): “50 e 50” e “500 giorni insieme” insieme a Zooey Deschanel. La consiglio per la tematica importante; anche la colonna sonora è proprio da ascoltare e alcuni pezzi sono dello stesso Gordon-Levitt.

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The Shrink Next Door: una storia (vera) di manipolazione psicologica

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The Shrink Next Door è una miniserie ambientata tra New York e Hamptons che racconta una storia incredibile e a tratti surreale, ma purtroppo vera, che ripercorre 20 anni di di manipolazione portati avanti da un avido psichiatra nei confronti di un suo paziente molto fragile (e molto ricco). Questa è probabilmente la combinazione di fattori che ha convinto il medico interpretato da Paul Rudd a mettere in atto un progressivo e sistematico sfruttamento di Marty, interpretato da Will Farrell.

Leggendo la trama o guardando il trailer può sembrare a prima vista una black comedy ma in realtà ha ben poco della commedia e la visione è davvero difficile a tratti, non è possibile non empatizzare con la vittima degli abusi psicologici che inizialmente va in terapia per lavorare sulla sua insicurezza e il senso di solitudine che prova. Impacciato e accomodante, trova nello psichiatra un supporto prima e un amico poi, che però man mano che passa il tempo gli fa il lavaggio del cervello e lo rende emotivamente dipendente da lui, controllando ogni aspetto della sua vita (personale, sentimentale, professionale ed economica).

La serie è ideata da Georgia Pritchett sulla base del podcast omonimo. Nel cast anche Kathryn Hahn, che interpreta la sorella di Marty e per prima gli consiglia di rivolgersi a un professionista per affrontare i suoi problemi; tuttavia ne sarà la prima vittima, venendo allontanata in quanto rappresenta un ostacolo alla realizzazione di presunti grandi progetti di vita. Ho imparato a conoscere e mi sono affezionata a questa attrice anni fa guardando “Transparent”, dove interpreta una rabbino e devo dire che ho amato quella sua interpretazione.

Perché guardare The Shrink Next Door?

L’interpretazione dei due protagonisti è sensazionale e quella, unita a un’ottima sceneggiatura e regia, rende alla perfezione il contrasto tra quelle che da un certo punto in poi è la vita piena di eccessi dello psichiatra e invece quella modesta del paziente, la crudeltà di uno e l’innocenza dell’altro.

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For All Mankind: la storia alternativa dell’allunaggio

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For All Mankind è una delle primissime serie tv che ho deciso di vedere quando mi sono chiesta cosa guardare su Apple Tv+ appena fatto l’abbonamento. Mi ha colpita subito e ho deciso di dare fiducia a questa prima impressione. La ragione? Parla di esplorazioni spaziali e io amo tutto ciò che riguarda lo spazio, i viaggi spaziali, la storia relativa alle varie missioni, i veicoli. Uno dei miei sogni (spero anche progetto)? Visitare tutte le sedi NASA aperte al pubblico, i musei, qualsiasi cosa relativa a questo tema. Ma torniamo alla serie tv.

È stata creata e scritta, tra gli altri, da Ronald D. Moore, che è diventato sceneggiatore dando il suo contributo in Star Trek ed è l’ideatore di ideatore e produttore di “Philip K. Dick’s Electric Dreams”, altra serie per me bellissima. Racconta una storia alternativa a quella reale: l’URSS vince la corsa allo spazio contro gli Stati Uniti aggiudicandosi il primo sbarco sulla Luna con equipaggio.

Nonostante si tratti di fatti di invenzione, sono presenti alcuni personaggi storici realmente esistiti come il primo statunitense in orbita intorno alla Terra John Glenn, il primo e il secondo uomo sulla Luna Neil Armstrong e Buzz Aldrin, il direttore delle operazioni di volo NASA per i programmi Gemini ed Apollo Gene Kranz. Nel cast vi segnalo Joel Kinnaman (“The Killing”) e Sonya Walger (Penny Widmore in “Lost” e Olivia in “Flash Forward”). Al momento ci sono due stagioni ma pare arriverà la terza.

Perché guardare For All Mankind?

La tematica delle missioni spaziali è per me particolarmente appassionante e questa serie è ricca di dettagli per chi ama il genere, sia reali che inventati. Così come l’ambientazione negli anni Sessanta tra musica, abiti e stile di vita. Da non perdere ovviamente la colonna sonora.

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Amazing Stories: la serie antologica

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Amazing Stories è una miniserie antologica ispirata sulla serie omonima del 1985 creata da Steven Spielberg, che ritorna qui tra i produttori esecutivi insieme a Edward Kitsis e Adam Horowitz (scrittori e produttori in “Lost”). Nel corso degli episodi trasporta i suoi protagonisti in mondi fatti di possibilità e immaginazione.

Come è normale nelle serie antologiche, il cast cambia e ogni episodio ma non mancano i volti noti: Josh Holloway (Sawyer di “Lost”), Victoria Pedretti (protagonista di “The Haunting of Bly Manor”) e Sasha Alexander (Gretchen Witter in “Dawson’s Creek” e la professoressa di Lip al college Helene Runyon in “Shameless”).

Perché guardare Amazing Stories?

Non è la migliore produzione Apple ma secondo me vale la pena di guardarla per lasciarsi trasportare qualche ora in mondi fantastici dove essere ancora bambini o credere in cose straordinaria, per farsi coinvolgere emotivamente e talvolta anche commuovere.

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Serie tv feel good commedy

Non significa commedie da sganasciarsi dalle risate, c’è un certo livello di profondità ma sono tanti i momenti leggeri e la volontà di creare qualcosa di spensierato ma che comunque fa riflettere.

Non sono molte perché al momento Apple Tv+ tende a essere più drama ma io comunque sono molto selettiva soprattutto in fatto di comedy, cerco sempre una comicità brillante e intelligente.

Ted Lasso: serie “feel good” imperdibile

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Ted Lasso è una delle serie per le quali vale la pena fare l’abbonamento a Apple Tv+, creata da Bill Lawrence (regista e sceneggiatore di “Scrubs”) e Jason Sudeikis che interpreta anche il protagonista. Il successo è stato tale che è stata rinnovata per altre due stagioni poco dopo la sua anteprima. Ma di cosa parla? L’allenatore di football americano Ted Lasso lascia gli Usa e si trasferisce in Inghilterra per allenare una squadra di calcio locale.

Lo so, è ambientata nel mondo del calcio e io non sono certo una sostenitrice; guardo con piacere Europei e Mondiali, in quelle occasioni seguo le partite di tutte le squadre e non solo l’Italia ma non capisco molto di calcio e non mi interessa il campionato tra club. Detto questo la serie è meravigliosa e adatta anche a chi come me non è una fan sfegatata di questo sport. Al momento si compone di due stagioni ma dovrebbe uscire la terza.

Tra gli attori principali vi segnalo, oltre al protagonista Jason Sudeikis che è davvero interessante, Brett Goldstein (il calciatore a fine carriera Roy Kent) che oltre ad avere un indiscutibile fascino interpreta il personaggio che forse evolve (in meglio) più di tutti e che gli è valso un Emmy. Si perché c’è anche chi cambia in peggio, ma non voglio anticiparvi altro. Ma Goldstein ha collaborato anche nella sceneggiatura della serie ed è stato sceneggiatore e produttore di “Soulmates”.

Perché guardare Ted Lasso?

Così, senza pensarci su, vi rispondo con un nome: Brett Goldstein. Oltre a questo, beh è impossibile non amare questa serie che fa ridere e piangere, che fa tifare in una partita di calcio anche gli insospettabili, che porta tematiche importanti e difficili ma senza dimenticare mai l’intento di spensieratezza. Una vera serie feel good che non concentra tutto sul concetto di spirito di squadra ma ispira uno stile di vita ottimista e ci fa conoscere personaggi umani, nel bene e nel male.

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Little America: storie di immigrati

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Little America è un’altra serie tv antologica prodotta da Apple; ci insegna ad andare oltre le apparenze e i titoli che appaiono sui giornali per andare a conoscere più nel profondo le vite inaspettate, sincere, romantiche e divertenti degli immigrati in America. Storie attuali raccontate in otto brevi episodi ispirati a fatti reali che sono stati raccontati in Epic Magazine, che mettono in luce le ragioni del trasferimento, le paure e le aspettative dei protagonisti

Persone originarie dell’India, della Siria, del Messico, della Nigeria, dell’Uganda. Persone comuni che fanno cose comuni, prendono decisioni e provano sentimenti comuni, fanno esperienze normali. Tra gli interpreti vi segnalo Sherilyn Fenn (“Twin Peaks”) e Mélanie Laurent (“Inglourious Basterds” e “Oxygen”).

Perché guardare Little America?

Questa serie vuole smontare la narrazione dell’immigrato delinquente ma non cade neanche nella retorica della vittima, mescola toni ironici e dolci, racconta piccole storie di persone e alla fine di ogni episodio compare la foto di colui o colei che lo ha ispirato.

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Serie tv thriller

Chi non ama un buon thriller? In questa categoria ho radunato la serie ad alta tensione, quella un po’ distopica e malinconica, quella a tema giudiziario, quella con un’intricata vicenda investigativa. Insomma, non semplicemente sangue e serial killer.

Severance/Scissione: quando l’ambiente di lavoro è tossico

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Scissione (Severance) è una miniserie diretta da Ben Stiller che fa una satira malinconica di un certo mondo del lavoro. L’ufficio può essere un vero inferno, anche se si tratta di un luogo tranquillo, non sovraffollato e dall’arredo minimal; lo è se svolgi mansioni misteriose e senza un senso apparente, se in pratica sei schiavo dell’azienda che ti paga. Tanto che alcuni prendono decisioni estreme pur di uscirne.

La premessa di tutta la vicenda è (orribilmente) semplice: attraverso una procedura medica volontaria, le funzionalità del cervello dei dipendenti di questa azienda vengono divise in due parti. Questo consente di escludere i ricordi personali quando si entra al lavoro e di conseguenza dimenticare le proprie mansioni e i colleghi una volta tornati a casa.

Nel cast spicca Patricia Arquette (che ho letteralmente amato e odiato per il suo ruolo in The Act ma che ho imparato a conoscere e apprezzare anni fa in Medium). Vi segnalo anche Adam Scott (Big Little Lies), con la sua interpretazione un po’ monoespressiva che però rende benissimo l’idea della realtà lavorativa alienante di cui è vittima. Infine Christopher Walken (“Il Mistero di Sleepy Hollow” e “La donna perfetta”) e John Turturro (“The Night of”). Ancora non è finita la prima stagione che è stata rinnovata per la seconda.

Perché guardare Scissione?

È una serie distopica, inquietante, surreale e a tratti grottesca, lontana dalla realtà ma neanche troppo. Una realtà lavorativa che fa rimpiangere quella più festaiola (anche se pesante) di “WeCrashed”.

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Servant: una bella casa dall’atmosfera claustrofobica

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Servant è una produzione Usa scritta dall’autore tv britannico Tony Basgallop e diretta da M. Night Shyamalan, regista di “The Sixth Sense” e “Signs”. Non vi anticipo la trama perché è un continuo mutamento puntata dopo puntata; diciamo che inizia con una coppia benestante di Philadelphia, lui chef freelance di alta cucina sperimentale e lei giornalista televisiva, che accoglie in casa una giovane tata per il figlio nato da poco.

L’atmosfera generale è soffocante e disturbante e si affiancano aspetti soprannaturali a una storia che all’inizio potrebbe tranquillamente essere verosimile. Non sono certa di aver capito fino in fondo ma al momento ho finito solo la prima stagione e ce ne sono altre due disponibili che (spero) potranno chiarire ogni dubbio; in caso comunque arriverà una quarta e ultima stagione. Tra gli interpreti vi segnalo Rupert Grint (“Harry Potter”) ma anche i coniugi protagonisti mi sono sembrati molto credibili. In generali le produzioni Apple non mancano mai di qualità e attenzione ai dettagli.

Perché guardare Servant?

È un vero thriller, misterioso, intricato, con continui cambi di rotta e colpi di scena ma anche un po’ lento, attento ai dettagli, agli arredi, agli abiti. Una curiosità: è stata chiesta la consulenza di uno chef italiano a supporto delle scene girate in cucina. Si svolge praticamente tutto (almeno la prima stagione) all’interno di una bella casa di Philadelphia e questo espediente rende l’atmosfera claustrofobica ancora prima degli eventi narrati.

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In difesa di Jacob: anche detta “il dubbio”

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In difesa di Jacob è una miniserie di una sola stagionetratta dall’omonimo romanzo di William Landay. Dopo che il figlio di 14 anni Jacob è indagato per l’omicidio di un compagno di scuola, un assistente procuratore distrettuale di una cittadina del Massachusetts fa di tutto per difenderlo con il supporto della moglie, che però inizia ad avere dei dubbi.

Le indagini prima e la vicenda giudiziaria dopo non occupano però tutto lo spazio narrativo della serie, che entra nel merito del dramma familiare; un ambiente tranquillo e benestante vede l’ombra del sospetto intorno a un adolescente, tra contesto scolastico ostile, pettegolezzi e segreti. Nel cast Chris Evans (“Snowpiercer” di Bong Joon-ho) e Michelle Dockery (“Downton Abbey”) nel ruolo dei genitori di Jacob e poi Cherry Jones (“Transparent”) nel ruolo dell’avvocato difensore.

Perché guardare In difesa di Jacob?

Oltre al lato thriller della vicenda, non manca uno sguardo al forte impatto che la vicenda ha sulla comunità e a quanto media e opinione comune possano influenzare il modo in cui una persona viene percepito. L’ambientazione è quella di una cittadina del Massachusetts con le sue belle ville, probabilmente poco fuori Boston, che rende bene quel senso di apparente tranquillità e quasi perfezione iniziale della vita di Jacob e della sua famiglia.

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Truth Be Told: da giornalista investigativa a podcaster

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Truth be Told è una miniserie di Nichelle Tramble Spellman, che in passato è stata produttrice di tre stagioni di “The Good Wife“. Si sviluppa su più stagioni e ciascuna racconta una storia diversa, mantenendo il filo conduttore della protagonista, la giornalista e podcaster crime Poppy Pernell.

Nella prima stagione si parla di un condannato a morte per omicidio e il tutto è ambientato tra San Francisco, Oakland e la Bay Area. I protagonisti sono interpretati da Octavia Spencer (“Il Diritto di Contare”, “The Help“ e “Self Made: la vita di Madame J.C. Walker“), Aaron Paul (“The Breaking Bad“) e compare anche l’attore che in “This is Us” interpreta il padre naturale di Randall.

Perché guardare Truth Be Told?

L’ambientazione nella Bay Area per me è un valore aggiunto, anche se non è protagonista e si vedono pochi scorci. Le storie sono avvincenti e non troppo prevedibili, l’espediente del podcast crime è interessante e attuale. Se siete fan di Franca Leosini probabilmente vi piacerà.

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Film imperdibili su Apple Tv+

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The Banker: ascesa di un afroamericano negli anni ’50

The Banker, diretto da George Nolfi (sceneggiatore di “The Bourne Ultimatum” e “Ocean’s Twelve”), racconta l’ascesa di Bernard Garrett da giovane afroamericano originario del Texas degli anni Cinquanta a investitore nel mercato immobiliare a Los Angeles. La sua storia (vera) e quella di tanti altri come lui è costellata di pregiudizi razziali che li costringevano a svolgere solo lavori umili al servizio dei bianchi.

E infatti il business immobiliare come quello bancario era un settore dei bianchi. I protagonisti hanno in qualche modo cambiato la storia degli Stati Uniti, non senza incontrare mille difficoltà, iniziando ad acquistare proprietà immobiliari e banche in diversi Stati.

Nel cast Anthony Mackie (“Solos”), Nicholas Hoult (“About a Boy” e “Skins”) e Samuel L. Jackson (qui è impossibile citare solo un paio di titoli).

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On the Rocks: la commedia di Sofia Coppola

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On the Rocks è un film scritto e diretto da Sofia Coppola (“Somewhere”, “Il Giardino delle Vergini Suicide” e “Lost in Translation” su tutti) ed è stato candidato a numerosi importanti premi, soprattutto legati all’interpretazione di Bill Murray (“I Tenenbaum” e “Ghostbusters”) e alla sceneggiatura.

La protagonista Laura è felicemente sposata e ha due figlie, è una scrittrice benestante (ma in crisi creativa) di New York e suo marito lavora (molto) in una start-up. Lei inizia a convincersi che il marito la tradisca e raccoglie gli indizi dell’adulterio per poi chiamare in causa il padre e pedinarlo. Lui è un mercante d’arte donnaiolo che ama la bella vita ed è convinto della colpevolezza del genero.

Sofia Coppola qui ha deciso di abbracciare un po’ di leggerezza nel suo racconto e secondo me ha fatto la scelta giusta; il film è piacevole pur nella serietà dei problemi della protagonista e la regista non ha bisogno di dimostrarsi brava a ogni costo, tanto che ha creato una commedia.

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Hala: la storia di una famiglia tra due culture

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Hala è un film drammatico che racconta la storia di una giovane di origine pakistana negli Stati Uniti, figlia di immigrati; una storia di problemi razziali e culturali in cui la protagonista nonostante sia l’orgoglio di suo padre conservatore vorrebbe ribellarsi ed espandere la sua vita sociale a Chicago, essere libera.

Ma non si tratta solo di uno “scontro” tra culture, al centro del quale si trova la protagonista. Il film ha l’ambizioso obiettivo di parlare di una consapevolezza che spesso gli adolescenti non hanno sui propri genitori ma alla quale magari giungono in età adulta. Così anche Hala a un certo punto inizia a vedere la sua famiglia non più solo come estensione di sé ma come persone con le loro vite e con una loro storia anche prima della sua nascita.

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Come sapere dove guardare le serie tv

In questo caso vi ho parlato solo di serie tv e film originali Apple, che quindi sono disponibili in esclusiva sulla piattaforma Apple Tv+ e tendenzialmente non verranno cancellati a causa della scadenza dei diritti come succede solitamente altrove.

In questo articolo però ho citato anche altre serie tv collegandole per via dei registi o degli attori protagonisti; non ho segnalato per ognuna la piattaforma di riferimento (quando diversa da Apple) anche perché nel tempo potrebbero essere rimosse dal catalogo.

Quindi per tutti i riferimenti vi consiglio di consultare JustWatch, un sito web utilissimo e disponibile anche come app (iOS / Android) che consente di scoprire dove vedere serie tv e film sia in streaming che a noleggio o dove acquistare. Potete anche fare una ricerca per attore o regista.

[Immagini: courtesy of Apple TV+ Press]


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Chi sono
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Erica Ventura, fondatrice di StyleNotes.it, web writer, editor e blogger Amo il bello e provo a circondarmene in ogni aspetto della mia vita. Credo fermamente nell’utilità delle liste e che il mix vincente in ogni cosa sia composto da semplicità, equilibrio e un piccolo dettaglio a contrasto. La mia casa, il mio guardaroba e quel che metto nel piatto ne sono la conferma.

2 Comments

    1. Ciao Dalila! Le prime tre stagioni di Servant sono disponibili per intero, la quarta stagione è nuova e sono usciti 7 episodi per ora. Immagino arriveranno a 10 come per le altre stagioni, uno ogni venerdì. Potresti aspettare e vedere gli ultimi 3 tutti insieme.

      Di solito è una scelta della produzione o della piattaforma di streaming (in questo caso Apple TV) o è un accordo tra le parti far uscire un episodio a settimana. Crea più attesa, c’è chi preferisce questa modalità e chi vuole trovare tutti gli episodi insieme. Questa è una modalità più tradizionale (anche se oggi sembra originale) perché le prime serie tv in televisione (quindi prima dell’esistenza di Netflix e altri) andavano in onda con 1-2 episodi a settimana.
      Buona continuazione e buona visione 🙂

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