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Creativi in Quarantena Gucki Ilaria Urbinati Sara Gasparro Silvia Mazzoli

CREATIVI IN QUARANTENA #03 – ALESSANDRA BARLASSINA, SARA GASPARDO, ILARIA URBINATI E SILVIA MAZZOLI

Terzo appuntamento con la nuova quotidianità di creativi e creative nella vita e di professione, in questo periodo di quarantena. Perché la vita continua anche durante l'isolamento in casa.

Terza uscita di Creativi in Quarantena, un progetto che coinvolge creative e creativi e racconta la loro nuova quotidianità fatta di sfide, non sempre di tempo libero in più ma fatta anche di nuove routine e qualche passione riscoperta.

Oggi incontro virtualmente Alessandra Barlassina, Sara Gaspardo, Ilaria Urbinati e Silvia Mazzoli e chiedo loro di raccontarci come continua la loro vita anche durante l’isolamento. Ma prima sarò io a dirvi qualcosa su come ci siamo conosciute, virtualmente o meno.

Creativi in Quarantena: Alessandra Barlassina, Sara Gaspardo, Ilaria Urbinati e Silvia Mazzoli

Su Alessandra Barlassina ho una bella storia. Ho scoperto dell’esistenza sua e del suo blog anni fa per puro caso, come anche che abbiamo molti interessi in comune (viaggi, esplorazioni spaziali, blogging per dirne alcuni), abbiamo fatto esperienze di vita simili (come la laurea storico artistica, il brevetto PADI e un viaggio alle Hawaii che ci ha rubato il cuore), siamo entrambe molto curiose, amiamo scoprire cose e mettiamo grande passione in ciò che ci entusiasma. E abbiamo scoperto di abitare in due paesini vicini. Un giorno ho deciso di scriverle perché non potevo non conoscere una persona tanto affine a me e ci siamo incontrate vicino a casa sua, l’ho raggiunta in bicicletta.

Creativi in Quarantena Alessandra Barlassina

Alessandra Barlassina


Cosa fai nella vita?
Sono già in difficoltà con la prima domanda… da sette anni ho un blog, Gucki, dove scrivo di design e viaggi. Collaboro con la rivista CasaFacile e creo contenuti web per aziende. A volte vorrei poter dire cosa faccio in modo semplice, con una parola, ma sono felice di essermi cucita addosso un lavoro su misura.

Dove e con chi stai vivendo questa quarantena?
Sto vivendo la quarantena a casa, in un paese dell’hinterland milanese dove vivo con mio marito e mio figlio di 20 mesi.

Riesci a lavorare?
Assolutamente no! Con un bambino piccolo in casa è praticamente impossibile lavorare…

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Viaggiare! Avevamo in programma un bellissimo viaggio per maggio, post Salone del Mobile. Sarebbe stato il primo viaggio a lungo raggio in tre, speriamo di poter recuperare presto!

Come ti stai preparando al dopo (se lo stai facendo)?
Per via dell’emergenza sanitaria è stata annullata la Design Week di Milano, la mia settimana preferita dell’anno. Sono molto dispiaciuta per l’enorme perdita di aziende, designer e organizzatori che lavorano un anno intero per organizzare questo evento. Sto quindi pensando di organizzare qualcosa on-line per dare spazio alle novità che sarebbero state presentate a Salone e Fuorisalone.

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Ho imparato che a volte bisogna fermarsi e, come la maggior parte degli italiani, ho imparato a fare benissimo la pizza!

Secondo te cosa abbiamo bisogno di cambiare o cosa cambieresti?
Forse questa quarantena ci sta aiutando a cambiare prospettiva, a pensare più agli altri e a non concentrarci su noi stessi. Ha riportato il focus sui valori più importanti.

Come immagini il post-lockdown?
Non vedo l’ora di rivedere dal vivo facce e sorrisi di amici e parenti. I primi pranzi e cene saranno molto emozionanti, credo che trovarsi per la solita pizza avrà un valore tutto nuovo.

Parliamo della tua casa. Come è cambiato il modo di vivere la tua casa in questo periodo in cui l’hai vissuta e ci hai vissuto 24/7?
Stare sempre in casa per me è un sogno che si avvera. La fatica è sapere di non poter fare altrimenti e di non avere momenti e spazi per me. La casa in questo periodo incarna il posto sicuro e poterla vivere in serenità è la cosa più importante. Credo che il lockdown cambierà il modo di progettare e pensare gli spazi!


Sara Gaspardo per me è stata una bella scoperta degli ultimi due anni, in particolare per i suoi viaggi. L’ho seguita attraverso le Storie di Instagram con gli occhi a cuore a Copenaghen, che ho visitato velocemente e vorrei tornare a visitare con più calma e occhi nuovi; stessa cosa per i viaggi in Giappone e a Budapest.

Creativi in Quarantena Sara Gaspardo

Sara Gaspardo


Cosa fai nella vita?
Sono Social Media Manager e lavoro per Westwing Italia da tre anni e mezzo.  Appassionata di moda e beauty e innamorata di Milano, penso il mio profilo Instagram parli da sé.

Dove stai vivendo questa quarantena? E con chi? Valgono umani, animali e piante.
Mi trovo a Milano e sto trascorrendo la quarantena assieme al mio fidanzato Daniele nel nostro appartamento. Non ho animali, purtroppo, ma dei bellissimi cactus.

Riesci a lavorare?
Sto lavorando a pieno regime, in smart-working dal 24 febbraio. Sono grata possa svolgere il mio lavoro da casa e full-time; in verità, ti dico, sto lavorando molto più di prima. Lavorando in ambito comunicazione & marketing abbiamo dovuto da subito adattare e modificare la nostra strategia. Le prime settimane sono state molto sfidanti e hanno richiesto un grande effort da parte mia e di tutto il team: questo mi ha aiutata in parte a non pensare troppo alla situazione e a incanalare energia positiva per offrire alla nostra audience contenuti sempre di livello che potessero far percepire il brand ancora più “vicino” a loro.

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Sapevo di essere una persona paziente, non pensavo così tanto; la mia pazienza è stata messa a dura prova in svariati momenti ma sono riuscita a gestirla controllando la mia impulsività.

Sei una creativa solitaria o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere? 
Dipende. Sono abituata a lavorare da sola in quanto il mio team è basato a Monaco di Baviera, sono l’unica componente del gruppo a essere a Milano. Di natura sono molto socievole e portata allo scambio e alle relazioni (prima facevo la PR, non a caso). La condivisione è fondamentale, ascoltare punti diversi dai tuoi è sicuramente fonte di ispirazione. Il mio è un lavoro che definirei 50% creativo e 50% commerciale, spesso far incontrare i due mondi non è così scontato come la maggior parte delle persone crede. È una bella sfida, anche per quello amo il mio lavoro. Questo periodo mi sta facendo capire molte cose del panorama social, anche dal punto di vista creativo, sto osservando molto. Penso dovrebbero farlo tutte le aziende. Essere creativi e “avere qualcosa da dire” senza eventi patinati, fotografi al seguito o location mozzafiato non è poi così scontato come sembra, me ne sono resa conto dopo nemmeno una settimana. Consiglio di osservare chi si sta distinguendo, nonostante tutto.

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Mi manca tantissimo vivere Milano, che amo, ma soprattutto mi mancano i piccoli rituali e le buone abitudini come il cappuccino al bar, l’aperitivo nel posto del cuore, scegliere il ristorante in cui andare a mangiare il weekend. Vedere le mie amiche. Tornare a casa dai miei genitori e abbracciare nonno. Il pensiero di non poterli vedere ancora per chissà quanto tempo non mi rende serena. E mi mancano i nostri viaggi, da morire. 

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Quando ero più piccola amavo cucinare, soprattutto le torte. Trasferendomi a Milano ho iniziato a condurre uno stile di vita frenetico e molto più veloce. Entrambe le cose hanno contribuito a rendermi pigra sotto questo punto di vista e a privilegiare le uscite al ristorante o le cene “zero sbatti”. Quando tornavo dall’ufficio non avevo quasi mai voglia di cucinare, preferivo sfruttare le poche ore di tempo libero facendo altro, decisamente. Ora, invece, sto riscoprendo il piacere di cucinare piatti più elaborati e, per il resto, sempre siano lodati i delivery che, onestamente, sto continuando a supportare così come i miei ristoranti preferiti.

Come immagini il post-lockdown?
Questa è una domanda difficile. Sto cercando di vivere questa situazione day by day, non voglio essere pessimista ma estremamente realista, quello sì. Non voglio pensare a breve; potremmo fare alcune cose che prima davamo per scontate e scoprire poi che non sarà possibile, se non nel lungo periodo. Concentrarmi al 100% sul lavoro mi sta aiutando molto in questo senso, mi sento una privilegiata perché un lavoro ancora ce l’ho. Non lo dò per scontato. Focalizzare quasi tutte le mie energie sui task quotidiani mi aiuta a mantenere la mente lucida e un mindset il più positivo possibile. I momenti di sconforto ci sono, è innegabile, però sono fiduciosa. 


Ilaria Urbinati è una delle poche illustratrici di cui seguo il lavoro da tempo. Amo l’estetica dei suoi disegni, la trovo delicata e allo stesso incisiva nel modo che ha di comunicare attraverso le immagini.

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Ilaria Urbinati


Cosa fai nella vita?
Sono un’illustratrice. E’ il mio lavoro da più di dieci anni e al momento sono impegnata sopratutto negli ambiti dell’editoria illustrata, dei magazine e della pubblicità. Poi insegno allo IAAD Progettazione Grafica dell’Immagine.

Dove stai vivendo questa quarantena? E con chi? Valgono umani, animali e piante.
A Torino, con il mio fidanzato Davide. Entrambi non abbiamo dovuto stravolgere molto la nostra routine perché lavoravamo già a casa; facciamo lo stesso lavoro, ma
per clienti diversi e abbiamo due studi in due stanze a due piani diversi, per fortuna.

Riesci a lavorare?
Per fortuna si, riesco a lavorare praticamente come prima dal punto di vista pratico. Continuo adisegnare e a interagire con i miei clienti da casa e continuo a fare lezione online in diretta ai ragazzi dello IAAD. In generale lavoro come prima ma ogni tanto faccio fatica a concentrarmi e mi perdo sulle pagine delle news.

Sei una creativa solitaria o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere?
Sono una via di mezzo che tende un po’ al solitario. Lavoro a casa praticamente da sempre e non patisco moltissimo questa modalità ma amo camminare all’aperto e osservare semplicemente il mondo; una bella passeggiata con una chiacchierata sono i miei modi di ricaricarmi e pensare in libertà. In questi periodo inoltre sono un po’ triste perché è il momento delle fiere di settore (come la Bologna Children’s Bookfair) e di altri interessanti eventi che per forza di cose sono stati cancellati ed erano il momento più sociale e di confronto della mia categoria. Sento di perdermi un sacco di belle occasioni che aspetto ogni anno con ansia e che sono una grande risorsa di ispirazione.

Durante questo periodo hai scoperto qualcosa che credevi importante per te ma di cui ora hai capito di poter fare a meno? O il contrario.
È una bella domanda! E’ strano ma credo di no, dal punto di vista pratico sono una persona abbastanza frugale e non ho molte cose superflue, invece dal punto di vista più ontologico diciamo che forse ho capito che alcuni rapporti non sono proprio fondamentali nella mia vita. E anche viceversa, alcune persone si sono rivelate in maniera più profonda e ho compreso di avere con loro un legame più stretto.

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Sicuramente poter stare all’aria aperta. Potermi muovere nello spazio mi manca tantissimo, neanche viaggiare ma veramente uscire e fare una passeggiata lunga un’ora o due dove desidero mi manca davvero tanto.

Stai riuscendo a fare qualcosa che hai rimandato a lungo magari per mancanza di tempo, approfittando di questa quarantena?
Non moltissimo purtroppo ma ho ripreso a disegnare e scrivere uno sketchbook e sicuramente mi alleno con un po’ di costanza in più. Sono discontinua ma riesco a giorni alterni a fare yoga e a scrivere pensieri e situazioni e queste due abitudini che ho ripreso in mano mi piacciono molto entrambe.

Come immagini il post-lockdown?
Temo sarà molto graduale e che le restrizioni continueranno per molto tempo. Immagino mascherine, guanti e circospezione. Spero anche che ci sia un cambiamento e che le persone piano piano si abituino e che si trovino soluzioni per una nuova normalità. Nell’attesa ho comprato una mascherina colorata e lavabile perché mi sa che dovrò usarla molto spesso.

Secondo te cosa abbiamo bisogno di cambiare o cosa cambieresti?

Sicuramente abbiamo un disperato bisogno di essere più consapevoli dello sfruttamento del pianeta e del cambiamento climatico e spero che questo lockdown aiuti a capire che gli ecosistemi vanno preservati (lasciamo i pipistrelli nel loro habitat nella foresta, please) e che tutti dobbiamo fare un downgrade delle nostre abitudini di consumo (meno auto, meno cose superflue, più sostenibilità e soluzioni nuove). Spero tantissimo che qualcosa cambi, ma se devo essere sincera non ne sono certa.

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Ho messo più a fuoco un lato della mia personalità. Sono una persona con energia discontinua; a volte sono molto energica, concentrata e propositiva ma alterno questi momenti con altri in cui sono stanca, pigra e demotivata. Questa alternanza d’umore ed energia si è esacerbata tantissimo in quarantena con giornate terribilmente alterne. L’unica cosa che non viene scalfita è il disegno; disegnare è evidentemente il mio “safe place” e quando lo faccio mi sento sempre più calma. Un po’ ne ero già consapevole ma adesso ne sono certa.

Parliamo della tua casa. Come è cambiato il modo di vivere la tua casa in questo periodo in cui l’hai vissuta e ci hai vissuto 24/7?
Io lavoravo da casa anche prima ma una cosa è cambiata radicalmente: il rapporto col balcone. Ho un balcone ad angolo che però negli anni passati non ho mai sfruttato molto perché l’aria è molto inquinata (abito in una via secondaria, ma trafficata) e perché il rumore del traffico e dei clacson era sempre molto disturbante. Durante la quarantena invece traffico e inquinamento praticamente sono inesistenti e col divieto di fare passeggiate al parco il balcone è diventato il mio luogo preferito: leggo, disegno, telefono e guardo i (pochi) passanti. Nonostante non sia grandissimo siamo anche riusciti a fare pranzo “fuori” diverse volte! balcone del cuore ti avevo sottovalutato e invece sei salvezza!


Silvia Mazzoli è probabilmente la primissima artigiana di cui ho scritto nella vita, oltre 10 anni fa. L’ho scoperta online e ci siamo conosciute di persona poco tempo dopo a un mercatino di designer in una location ex-industriale sui Navigli. Anzi, in quell’occasione ho incontrato lei e la sua adorabile Mela (una dolce bouledogue francese).

Creativi in Quarantena Silvia Mazzoli

Silvia Mazzoli


Cosa fai nella vita?
Sono un’artigiana, realizzo borse e accessori con materiali non di origine animale riadattandoli e mescolandoli tra di loro. La mia produzione si contraddistingue perché non seriale e con la possibilità di personalizzazione; la cliente stessa può scegliere colori e abbinamenti, così da poter soddisfare le diverse esigenze che ognuno di noi ha e realizzare prodotti sempre unici. Ho un negozio-laboratorio dove è possibile visionare dal vivo tutte le mie creazioni oppure potete scoprirle attraverso Facebook o Instagram.

Dove stai vivendo questa quarantena? E con chi? Valgono umani, animali e piante.
La mia quarantena si svolge a Pesaro nelle Marche, città molto colpita dal virus. Il mio appartamento é in pieno centro storico e dalle mie finestre vedo gli appartamenti vicini e qualche tetto, unico sbocco che dà all’esterno é un balconcino che affaccia su una corte interna, purtroppo senza piante. E forse é il verde una delle cose che mi manca di più. A tenermi compagnia ci sono il mio compagno mister D, mio figlio Milo di 18 mesi e la vecchietta di casa, la mia cagnolina Mela di 12 anni.

Sei una creativa solitaria o trovi l’ispirazione in mezzo alle persone, uscendo, condividendo e facendo cose? Come vivi questo periodo in relazione al tuo modo di essere? 
Tendenzialmente sono una persona solitaria ma in questo periodo ho capito di aver bisogno di comunicare e condividere con gli altri, di trovare collaborazioni, nuove connessioni e nuovi spunti; al momento necessito di cambiamenti e mi piacerebbe molto confrontarmi con altri creativi.

Riesci a lavorare?
Le prime due settimane di quarantena sono state destabilizzanti; premesso che ai tempi ancora il mio compagna lavorava, mi ritrovavo tutta la giornata a casa da sola con il bimbo e questo non mi permetteva di svolgere un lavoro continuativo. In me sentivo la necessità di produrre e tirare fuori più merce possibile, tuttavia non ero affatto soddisfatta e anzi in quel momento mi sentivo inopportuna. Solo dopo ho capito che questo bisogno era invece un forte carico mentale, così mi sono concessa una pausa, ho ripreso a disegnare e ho potuto pensare combattendo l’ansia del “dover fare” a tutti i costi; ho affrontato momenti buoi, perdite che mi hanno fatto capire che in quel momento non era importante fatturare, apparire o mantenere i ritmi di sempre ma che dovevo semplicemente imparare a prendermi i miei tempi, a rielaborare il caos e respirare.
La voglia di lavorare é tornata da sé, anzi è stata un’esigenza, un anti-stress, ma ho dovuto fare i conti con la difficoltà di lavorare in casa; la cameretta di mio figlio é diventata il mio laboratorio e ho riadattato la mia produzione perché mi é stato impossibile trasferire tutti i macchinari dal laboratorio e casa e molti dei miei modelli di punta non riesco a produrli senza di questi. Mi sono dovuta ingegnare e ho progettato nuovi modelli recuperando tessuti inutilizzati e producendo tanti pezzi unici, proponendoli poi a prezzi vantaggiosi per tutto il periodo di quarantena.

Qual è la cosa, il luogo, la persona, l’attività che più ti manca della vita di prima?
Mi mancano le cose semplici della vita, la mia la quotidianità, mi manca il recarmi al lavoro a piedi, incontrare gli amici e non da meno rivedere i miei genitori e vederli giocare con il loro nipotino.

Come immagini il post-lockdown?
Temo che le aspettative per questo post-lockdown possano essere troppo alte e forse deludere molti di noi; certamente non vedo l’ora di poter tornare a lavorare in laboratorio, dove ho tutto ciò che mi serve e dove sarà sufficiente per me vedere, anche se a distanza, passeggiare la gente; poi poter avere più possibilità di movimento e di incontri ma credo che dovremo essere ancora molto prudenti, ci vorrà tanta pazienza, le restrizioni saranno ancora tante e il modo di approcciarsi tra di noi sarà forse destabilizzante. Sicuramente nuovo.

Come ti stai preparando al dopo (se lo stai facendo)?
Onestamente non mi sto preparando per il dopo, non voglio fare progetti perché non so bene cosa aspettarmi. Spero di trovare stimoli nuovi ma forse necessiterò ancora di altro tempo per metabolizzare un differente modo di vivere.

Secondo te cosa abbiamo bisogno di cambiare o cosa cambieresti?
Vorrei più umanità e meno intolleranza, più rispetto per le diversità e per ciò che non conosciamo e vorrei che queste diversità fossero di ispirazione, da stimolo per far nascere qualcosa di nuovo anche nel campo creativo. Spero che le persone imparino a dare valore alle cose, a ponderare ciò che acquistano, con un etica responsabile e consapevole e rispettando il lavoro altrui e soprattutto il mondo che ci ospita.

Hai imparato qualcosa di nuovo su di te in questo periodo particolare?
Ho imparato a non sopravvalutarmi, ad accettare anche le mie debolezze, a trovare il modo per essere utile in questo mondo, a capire che in caso di necessità bisogna essere abili a reinventarsi e riadattarsi, che la creatività si può esprimere in mille modi.


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Chi sono
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Erica Ventura, fondatrice di StyleNotes.it, web writer, editor e blogger Amo il bello e provo a circondarmene in ogni aspetto della mia vita. Credo fermamente nell’utilità delle liste e che il mix vincente in ogni cosa sia composto da semplicità, equilibrio e un piccolo dettaglio a contrasto. La mia casa, il mio guardaroba e quel che metto nel piatto ne sono la conferma.

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