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Quarantena degli altri cosa abbiamo imparato dai creativi

LA QUARANTENA DEGLI ALTRI: COSA POSSIAMO IMPARARE DAI CREATIVI CHE INTERVISTO

Cosa abbiamo imparato scoprendo la quarantena degli altri? Quando torneremo alle piccole grandi difficoltà quotidiane ricordiamoci di questo momento e delle riflessioni che siamo riusciti a fare.

Siamo ormai in dirittura d’arrivo con il progetto Creativi in Quarantena lanciato lo scorso mese, che va avanti da diverse settimane e con ogni probabilità si concluderà con questa. A cosa è servito tutto questo lavoro? Perché vi assicuro che non è esattamente un lavoretto da un paio di ore, oltretutto se fatto in completa autonomia e senza supporto morale e tecnico di nessuno.

Parlo di selezionare una trentina di persone specifiche (non ho scritto a 100 creativi in modo da recuperare almeno un tot di adesioni ma ho scelto le persone a priori), illustrare loro la mia idea, mettere giù gli spunti di riflessione dai quali far partire l’intervista, impostare un piano editoriale a puntate raggruppando 3-4 interventi alla volta, creare una certa varietà di ambiti creativi e di situazioni familiari, aspettare il loro materiale, leggere tutto (alcuni sono stati particolarmente generosi nella quantità di parole, tutti lo sono stati nella profondità di pensiero), impaginare con il nuovo layout che ho creato grazie a Gutenberg su WordPress appositamente per questo progetto.

La ragioni di Creativi in Quarantena

Dicevo, a che scopo ho creato quel progetto? Ci sono vari motivi che avevo in mente quando mi è venuta l’idea e altri aspetti che non avevo considerato ma che sono saltati fuori lungo la strada. Vediamoli insieme.

Curiosare nella quarantena degli altri

Voler curiosare nella vita degli altri, in questo caso nella quarantena degli altri, credo sia nella natura umana. Non è necessariamente qualcosa legato al bisogno di far pettegolezzo ma dare un’occhiata a come fanno le cose gli altri può essere d’aiuto quando non si ha ben idea di dove mettere le mani, da dove iniziare, soprattutto quando si ha timore a chiedere.

Poter leggere come si organizzano le altre persone per lavorare a casa sia in termini di spazi dedicati che di tempi, come gestiscono la presenza di bambini piccoli bisognosi di attenzioni senza poter contare su asili e nonni, come fanno fronte allo smartworking e quindi al lavorare a casa da soli senza possibilità di confronto immediato con i colleghi. Sono tutte cose non da poco secondo me.

Scoprire la vita creativa degli altri

Dato che si parla di persone creative o con professioni che hanno a che fare con qualche tipo di creatività, chi svolge attività simili può sicuramente trovare interessante leggere del processo creativo degli altri, di come trovano ispirazione nella “vita normale” e di come ci riescono ora, di come si possa essere creativi sia in quanto persone solitarie che particolarmente socievoli e dedite alla vita mondana.

Vedere e capire le difficoltà degli altri

In questi due mesi aprendo i social ho letto tutto e il contrario di tutto. Da una parte chi sta approfittando del tempo in più, garantito ad esempio dall’assenza di spostamenti per raggiungere l’ufficio, ha riscoperto la propria produttività e vecchie passioni sopite dallo stile di vita frenetico; dall’altra i genitori che stanno continuando a lavorare anche a casa, pur con tutta la buona volontà, la pianificazione di attività da far svolgere in autonomia ai bambini, l’organizzazione di casa, figli e lavoro spartendo compiti tra tutte le persone adulte sentono che qualsiasi sforzo non basta.

Poi c’è chi dice a chi non ha figli “grazie al cavolo che riuscite a lavorare” e chi i figli non li ha (per scelta, per difficoltà o perché saranno fatti loro, in fin dei conti) sente che per l’ennesima volta non può aprire bocca perché non può capire, dicono. E poi chi non è dipendente ma lavora in proprio, ha Partita Iva o una società si trova dover spiegare che a fine mese non ha lo stipendio fisso ma deve lavorare per poter guadagnare e deve anche reinventarsi se questa quarantena sta minando le sue “sicurezze” di libero professionista. Un ossimoro, praticamente.

Leggere Creativi in Quarantena può aprire una finestra sul mondo degli altri, dove per “altri” intendo sia le altre persone al di fuori della nostra cerchia ma anche chi appartiene a un gruppo diverso per struttura familiare o per organizzazione lavorativa. E magari provare a vedere, prima che a capire, le difficoltà di questi “altri”. Ebbene si, chi più e chi meno, chi in un modo e chi nell’altro, tutti abbiamo delle difficoltà in questo momento ma allo stesso tempo anche dei piccole o grandi lati positivi, delle potenzialità, tutte cose date dalla vita che ci siamo scelti.

Quarantena degli altri cosa abbiamo imparato dai creativi

Cosa possiamo imparare dai Creativi in Quarantena

Ma allora cosa possiamo imparare dalle creative e dai creativi che ho intervistato in queste settimane e che hanno condiviso con me e con voi la loro quarantena, i momenti difficili del loro isolamento, le nuove conquiste, le sfide, le routine riadattate ad altrettanto nuovi ritmi, le abitudini riscoperte?

Secondo me non poco. Leggendo le loro parole mi sono trovata più e più volte a mettermi nei loro panni, soprattutto nel caso di chi ha una vita diversa dalla mia, vuoi per i ritmi, per la composizione familiare, per la complessità del lavoro che svolgono, per le responsabilità in più o diverse. E molte altre invece ho pensato che quella stessa idea mi girava in testa da parecchio e che non avrei saputo esprimerla in maniera migliore.

Alcune cose che possiamo imparare leggendo Creativi in Quarantena:

  • i creativi non sono sognatori che aspettano l’ispirazione sdraiati su un prato in relax ma neanche persone che necessariamente trovano l’illuminazione nei momenti più bui della loro vita. Molto più spesso sono persone il cui lavoro richiede creatività solo in una fase, mentre per il resto necessita di costanza, impegno, tanta ricerca. E l’ispirazione quando hanno paura o sono preoccupati fatica ad arrivare;
  • ci sono persone che hanno scelto di lasciare un lavoro da dipendenti per concentrarsi su un progetto personale e creativo e che, seppur ben avviato e con ottime prospettive, non garantirà mai la “sicurezza del posto fisso”. Oltretutto lo hanno fatto proprio a ridosso del lockdown e magari il loro settore è tra quelli al momento totalmente bloccati e che avranno difficoltà anche dopo. Ecco, se loro riescono ad essere ottimiste nonostante tutto allora possiamo farcela anche noi;
  • anche chi probabilmente “se la passava bene” perché socio di una importante azienda o di un locale famoso ora potrebbe essere in difficoltà anche serie al pari della bottega dell’artigiano sotto casa. Impariamo a pensare che dietro il lavoro di chiunque ci sono impegno, fatica e problemi. Dall’operaio al manager;
  • chi lavora nello spettacolo non se la sta passando meglio, dall’artista che non si può esibire al personale tecnico che, non essendoci eventi in programma per mesi, non può lavorare;
  • possiamo (e dovremmo) rivedere le nostre priorità alla luce di ciò che noi desideriamo davvero e non di quello che la società o le persone si aspettano da noi in quanto trentenni o quarantenni, in quanto donne, in quanto madri, in quanto genitori o qualunque altra cosa vi venga in mente;
  • esistono persone che in casa stanno bene, non si sentono sole né tristi. Magari amano viaggiare ma non sentono la mancanza del traffico la mattina, dei mezzi pubblici affollati, delle giornate sempre troppo corte. E che già prima del lockdown facevano una vita simile a quella di oggi, tranquilla, modesta, poco mondana, fatta di lavoro e passioni da coltivare;
  • le persone con bambini piccoli hanno difficoltà a lavorare a casa in questo momento ma alcune di loro per riuscire a farcela sono disposte a stare su fin tardi la notte o ad alzarsi prima la mattina, se serve. Non è da tutti ma è un dato di fatto;
Quarantena degli altri cosa abbiamo imparato dai creativi
  • tra le persone che lavorano su e con i social, c’è chi sta vivendo un grande momento di crisi. Quando si spengono i riflettori, non c’è il fotografo a portata di mano, non c’è il truccatore, non ci sono i bei vestiti in prestito (perché gli uffici stampa sono rimasti chiusi fino a ora), location da sogno ed eventi esclusivi viene fuori chi non ha davvero nulla da dire e chi invece riesce a creare qualcosa con niente e si sta distinguendo anche in questo momento;
  • c’è voglia di semplificazione nella vita, nella casa, nella nostra persona e nelle routine;
  • si può essere creativi anche nello sfruttare gli spazi che abbiamo a disposizione in casa invece di desiderarne sempre una più grande, più bella, più in centro. Sulla necessità di avere almeno un balconcino o un angolo di giardino non discuto e dopo questa quarantena credo ci sarà l’assalto alle case con spazi aperti, a discapito magari della cabina armadio o di qualche metro quadro in più;
  • ci mancano gli spazi aperti, i parchi, i giardini pubblici, la pista ciclabile lungo la Martesana più che i ristoranti e i locali per far l’aperitivo;
  • molti hanno imparato cose nuove su sé stessi o hanno semplicemente avuto delle conferme: sono in grado di adattarsi al cambiamento più velocemente di quanto pensassero, sono più forti, più equilibrati e risoluti del previsto;
  • chi credeva di non dover imparare a usare il computer e gli strumenti digitali perché svolge un lavoro offline, come gli insegnanti, dal punto di vista informatico si è ritrovato obbligato a passare dal Medioevo alla modernità da un giorno all’altro;
  • si avverte sempre più la necessità di cambiare, di rallentare, di fare scelte diverse, di riscoprire un modo di vivere e di consumare più consapevole e anche solidale;
  • C’è tanto ottimismo e ci sono tante persone ancora in grado di (e pronte a) sognare, nonostante tutto.

Se avete fatto riflessioni aggiuntive o diverse dalle mie potete condividerle lasciando un commento qui sotto o scrivendomi via mail o social.

Cosa (spero) resterà di questa quarantena, nostra e degli altri

Credo che se noi che abbiamo letto e stiamo ancora leggendo le nuove storie di Creativi in Quarantena e voi che magari ne sentite parlare per la prima volta oggi e forse, dopo questo post, andrete a recuperarle… se tutti noi riusciremo a guardare al di là del nostro naso, della nostra bolla, della nostra realtà e a vedere, ancora prima che capire, quello che vivono gli altri, allora questo progetto sarà servito a qualcosa. Allora potrà rappresentare quella piccola cosa buona venuta fuori da un periodo assurdo di isolamento, solitudine, paura, angoscia, rabbia, disorientamento, incredulità.

Ma possiamo riuscirci solo lasciando da parte le nostre “classifiche” su chi è messo peggio, sulle ragioni che ci rendono più deboli e in difficoltà degli altri, sempre e comunque. Ci sarà sempre chi non ha i nostri problemi ma sicuramente ne ha altri che nemmeno immaginiamo e non perché li tiene nascosti ma perché non ci rendiamo conto che esistono vite diverse e complessità diverse, non maggiori e non minori ma diverse e che non riusciamo magari a vedere. E poi ricordiamo che ci sarà sempre chi ha le nostre difficoltà ma probabilmente ne ha anche molte altre; questo significa che anche se ci sentiamo i più sventurati, c’è qualcuno che guarda a noi, proprio adesso, come a dei privilegiati esattamente come facciamo noi con chi ad esempio è in quarantena in una villa con piscina o in una località di mare, o qualunque altra ragione possa farci sentire meno fortunati rispetto a qualcuno.

E una volta osservato e capito questo dovremmo provare a farne tesoro e a portarlo con noi anche dopo, quando la vita tornerà a scorrere al vecchio ritmo (o magari no, chissà…), quando torneremo a uscire e a farlo senza mascherina e senza timore, ad abbracciarci, a viaggiare, ad andare ai concerti e ad accalcarci in fila. Quando torneremo alle piccole grandi difficoltà quotidiane ricordiamoci di questo momento e delle riflessioni che, spero, saremo riusciti a fare.

[Le splendide illustrazioni a corredo di questo post sono state realizzate da Shua Baber e Joystick Interactive in risposta all’Open Brief delle Nazioni Unite rivolto a creativi e illustratori per creare un album grafico sul tema del Covid-19, della quarantena e del distanziamento sociale]

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Chi sono
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Erica Ventura, fondatrice di StyleNotes.it, web writer, editor e blogger Amo il bello e provo a circondarmene in ogni aspetto della mia vita. Credo fermamente nell’utilità delle liste e che il mix vincente in ogni cosa sia composto da semplicità, equilibrio e un piccolo dettaglio a contrasto. La mia casa, il mio guardaroba e quel che metto nel piatto ne sono la conferma.

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